Si è sciolto in un caloroso applauso finale il concerto che i solisti  del MusicalGiglio (Maria Grazia Bellocchio, pianoforte, Myriam Dal Don e Mauro Tortorelli, violino, Demetrio Comuzzi e Paola Emanuele, viola, Riccardo Agosti e Daniela Petracchi, violoncello) hanno regalato ieri sera al pubblico del Festival della Valdorcia. A palazzo Piccolomini a Pienza, infatti, si è tenuto ieri sera il primo spettacolo della stagione 2009 del Festival giunto ormai al suo 14° anno. E in programma c'era qualcosa di assolutamente straordinario, una coproduzione insieme al Festival che da cinque anni si svolge all'isola del Giglio e che ha rinsaldato ancora di più i legami di amicizia tra queste due terre lontane eppure vicine. Risale infatti al 1500 la dipartita, per volontà proprio di una Piccolomini, di alcune famiglie pientine alla volta di quella lontana isola nei possedimenti della famiglia, allo scopo di ripopolarne le terre. Oggi, a distanza di 5 secoli, e forti del comune Dna, i due territori si ritrovano uniti dalla cultura.

Esecuzione perfetta - E quella offerta ieri era la più alta espressione possibile. Ad impreziosire un organico già di alto livello, poi, la presenza nella seconda parte del concerto del maestro Franco Petracchi, il più celebre e osannato contrabbassista classico italiano. La sua presenza è stata un regalo che il pubblico ha dimostrato di apprezzare. Dopo l'esecuzione perfetta di un celebre brano di Schumann, infatti, il sestetto ha eseguito una delle composizioni meno conosciute di Felix Mendelssohn, per omaggiarne il secondo centenario della nascita. Una partitura difficile e, soprattutto per il pianoforte (Maria Grazia Bellocchio) molto articolata, che tuttavia è stata diretta dal maestro Petracchi con grande sicurezza. E quella che ha suonato nel chiostro rinascimentale di palazzo Piccolomini è stata un'altra esecuzione perfetta. Soddisfatti i musicisti e, soprattutto, il pubblico del Festival che, stasera, si trasferisce a Montalcino per la cena dei Quartieri a sentire le ottave rime improvvisate di Francesco Burroni.

Michele Taddei