Acque d’Italia. Erasmo D’Angelis svela la straordinaria biografia della principale risorsa

Firenze il 20/06/2022 - Redazione
Una full immersion nell’affascinante mondo dell’acqua per capire quanta ne abbiamo, come la usiamo, quanta ne sprechiamo, come salvarla nel tempo dei cambiamenti climatici. Si tratta di “Acque d’Italia” (Giunti Editore), il nuovo libro di Erasmo D’Angelis che verrà presentato mercoledì 22 giugno alle ore 17.30 a Firenze, nella sala stampa della Giunta regionale in piazza Duomo. Oltre all’autore, intervengono Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana; Monia Monni, assessore regionale all’Ambiente; Alessandro Mazzei, direttore regionale Autorità Idrica Toscana; Massimo Lucchesi, segretario generale Autorità di bacino Appennino Centrale; Marco Bottino, presidente ANBI Toscana. Coordina Mauro Grassi, direttore Fondazione Earth Water Agenda.
 
Il volume - L’acqua la diamo sempre per scontata ma scontata non è. Ce ne accorgiamo quando manca o quando è troppa e provoca magari un’alluvione e non sappiamo perché. Pensiamo di conoscerla, ma non è così. Per questo, se c’era un libro che mancava nelle nostre librerie e che l’acqua meritava, è “Acque d’Italia”, scritto da Erasmo D’Angelis con la passione, la competenza e il rigore scientifico che gli derivano dall’essere tra i massimi esperti di acque e delle sue problematiche ambientali e climatiche, e dal suo lungo impegno di ecologista e giornalista ambientale, come Presidente di Publiacqua l’azienda degli acquedotti e della depurazione della Toscana centrale, Presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Toscana, Sottosegretario del Governo Letta con delega anche alle dighe e infrastrutture idriche, ideatore e coordinatore di Italiasicura la struttura di missione di Palazzo Chigi per il contrasto al dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche, e oggi da Segretario Generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale. Il libro è una “enciclopedia delle acque, e D’Angelis apre finestre su ogni tematica della vita sulla Terra, perché ognuna è legata, in un modo o nell’altro, all’acqua, sia dolce che, soprattutto, salata. È un libro di storia, che parte dalla mitologia, ma è anche un trattato di idrologia e di idrografia, un prontuario, ma anche una lettura stimolante che apre punti di osservazione poco comuni”, scrive Mario Tozzi nella sua introduzione.
 
Il libro è insieme un saggio e un avvincente racconto, report scientifico e reportage d’autore, e dalla lettura emergono giacimenti di emozioni e informazioni. In 430 pagine troviamo le risposte ad ogni domanda possa venire in mente. Attraverso una poderosa ricerca idrografica, storica, scientifica e culturale, il libro spiega tutto quel che bisogna sapere della risorsa fondamentale per la vita: che cosa è l’acqua, come nasce, da dove arriva, quanta vita contiene, quali sono le sue straordinarie proprietà, quanta ne abbiamo, come la usiamo, quanta ne sprechiamo, la sua interconnessione con la natura e la vicenda umana, descrizioni, statistiche, eventi storici, trend, analisi, impatti e proiezioni meteo-climatiche, la gestione sostenibile di prelievi e utilizzi con dotazione di infrastrutture oggi largamente insufficienti anche che le sono funzionali, problematiche di acquedotti e di depurazione, di degrado per inquinamento e altri rischi e l’urgenza di  tutelare il bene più prezioso.
 
Le pagine ci accompagnano in un lungo e affascinante viaggio dall’origine dell’acqua nell’Universo al suo arrivo sul nostro Pianeta Blu che dovremmo definire “Pianeta Acqua” più che “Pianeta Terra” essendo ricoperto per il 71% dalle onde di oceani e mari ed essendo l’unico Pianeta contenente acqua allo stato liquido. Raccontano la storia dell'umanità attraverso l’acqua, dalle prime civiltà nate e progredite intorno ai fiumi, sui bordi dei laghi e sulle rive del mare, all’oggi con una narrazione esaustiva. È un libro speciale perché è un elogio alla bellezza e all’incredibile varietà delle acque d’Italia, presenti in quantità inverosimili che rendono il nostro il Paese custode di una eredità idrologica unica al mondo, e con tremila anni di invenzioni e realizzazioni per la sua gestione. Nel grande affresco delle nostre meravigliose acque scopriamo poi di vivere sull’unico territorio del Pianeta dove sono presenti tutte forme delle acque: ovviamente le nuvole e la pioggia con l’elevatissima media di piovosità  annua pari a 305 miliardi di m3 di acqua piovana da record europeo, il più alto numero di corsi d’acqua tra i paesi dei continente europeo - 7.494 con 1.242 fiumi - che formano oltre 100 mirabolanti cascate, 347 laghi di ogni tipologia e 538 dighe con altrettanti laghi artificiali, oltre 20.000 piccoli specchi d’acqua, 1.053 falde sotterranee di acqua purissima, ghiacciai e nevai ancorché colpiti dallo scioglimento da riscaldamento globale, lagune da sogno, stagni e paludi, innumerevoli sorgenti da quelle termali a quelle idrominerali, e poi c’è il mare che culla l’Italia come un pontile adagiato sulle acque.
 
Molto ricca di informazioni la parte sul clima sia del recente passato che quello atteso con le più recenti simulazioni dell’evoluzione di diversi tipi di pericoli climatici, dagli eventi estremi meteorologici agli impatti sull’acqua che è il primo indicatore delle condizioni ambientali e dello stato ecologico del Pianeta e della nostra impronta sulla natura. “Noi l’acqua la osserviamo, ma in realtà - scrive D’Angelis - è l’acqua che da sempre osserva noi, ed è nell’acqua che si riflette ciò che siamo. L’acqua è infatti il primo front line e indicatore di sconvolgenti mutamenti climatici - da eventi estremi come alluvioni e siccità all’aumento del livello del mare -, ma anche se è la nostra principale alleata nella battaglia climatica producendo oltre il 50% di ossigeno, assorbendo un terzo dell’anidride carbonica, regolando il clima con correnti e maree, i “potenti” della Terra e i governi dei paesi più industrializzati non le dedicano un G20 o un G7, ma nemmeno uno speech nelle assise mondiali né un capitolo negli Accordi sul Clima nelle Conference of the Parties della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È la grande assente nella visione globale degli equilibri climatici del pianeta. Anche se nel mondo non è uguale per tutti ed è carente o assente o inquinata per un 40% di abitanti della Terra e oggi fa più vittime delle guerre o degli incidenti stradali innescando migrazioni bibliche”.
 
Per tutto questo l’acqua non merita solo frasi di circostanza, silenzi, cinismo, sottovalutazioni. “E in Italia - spiega D’Angelis - va messo fine al paradosso che vede tante nostre crisi idriche essere solo crisi di infrastrutture idriche e non di scarsità di risorsa, e alle insopportabili condizioni di sottosviluppo infrastrutturale nel Mezzogiorno. L’acqua, pur essendo strettamente dipendente dalle infrastrutture idriche, è da troppo tempo ai margini dei nostri investimenti pubblici, anche nel PNRR è una Cenerentola, mentre il lavoro per le infrastrutture per poterla captare, immagazzinare, trasportare, distribuire e depurare trova ostacoli anche nella demagogia e negli equivoci che alimentano una gran confusione tra acqua e tubi da posare e sostituire, come se l’acqua fosse un bene da gestire senza costi e con bacchette magiche potesse arrivare ai nostri rubinetti”.
 
L’Italia, rileva il libro, in tema di acqua deve mettere fine alla vergogna di essere in testa nelle classifiche europee di sprechi e dispersioni dell’acqua, con criticità medievali, che hanno prodotto finora ben 4 procedure di infrazione per la mancata o inadeguata attuazione della direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane. La depurazione è assente o insufficiente ancora in 939 agglomerati urbani, cioè circa 2500 Comuni, con almeno un terzo di italiani non ancora allacciati a un depuratore o addirittura a una rete fognaria. “Se è sacrosanto l’obbligo di costruire, riparare, rigenerare, irrobustire, estendere e tecnologizzare le reti ferroviarie, stradali, digitali e energetiche, è la “rete delle reti”, quella dell’acqua, che garantisce la circolazione di tutto per la sua indispensabilità e utilità per l’interesse pubblico. È un problema che non può essere scaricato sulle spalle delle prossime generazioni”, argomenta D’Angelis.
 
Di cosa hanno bisogno allora le acque d’Italia? Di una strategia nazionale di controllo e regolazione di tutti gli usi, non solo per il servizio idrico ma anche del resto del 68% dell’acqua prelevata e utilizzata o sprecata, oggi figlia di nessuno. Servirebbe un unico ente scientifico pubblico - potrebbe essere l’Ispra, coordinato con le Autorità di bacino distrettuali e il sistema nazionale per la protezione dell’ambiente con le ARPA regionali – che garantisca monitoraggi costanti e protezione da sversamenti illegali, recuperando l’operatività nazionale perduta dell’”Istituto Idrografico e Mareografico dello Stato”, il gioiello scientifico e operativo cancellato dopo un secolo da una norma del “federalismo all’italiana” con la devoluzione alle Regioni delle  sue competenze in gran parte disperse. Servirebbe un aggiornamento della Legge Galli e l’accesso a investimenti pubblici adeguati per accompagnare quelli tariffari più bassi d’Europa che da soli metteranno forse a regime reti e impianti tra circa 250 anni, come rileva Utilitalia! Tutto questo è una necessità naturale per una risorsa pubblica in monopolio naturale, fuori dalle competizioni di mercato.
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