"Comandante Aceto" vince il 37esimo Premio Pieve Saverio Tutino

Pieve Santo Stefano il 21/09/2021 - Redazione
È Comandante Aceto il testo vincitore del 37° Premio Pieve Saverio Tutino, memoria lucida e straordinaria dell’ufficiale Furio Aceto transitato da un glorioso reggimento di Cavalleria dell’Esercito Regio alla lotta partigiana, infine rientrato tra i regolari alla fine della Seconda guerra mondiale dopo essersi sforzato di capire, per tutto il tempo e animato da sentimenti contrastanti, chi aveva compiuto la scelta opposta aderendo alla Repubblica di Salò. Comandante Aceto diventerà un volume della collana dedicata ai testi dell’Archivio Diaristico Nazionale nel corso del 2022 per l’editore Terre di Mezzo.
La selezione di storie finaliste di quest’anno, che si segnala per una particolare varietà, ha rivelato scorci e scenari storici inediti. L’arco cronologico toccato va dal 1848 ai giorni nostri, e abbraccia interessi diversissimi, dall’amore per la storia dell’arte fino alla passione per la politica, si legge nella motivazione della Giuria. Il vincitore del Premio Pieve del 2021 è Furio Aceto, nato a Saluzzo nel 1921 e morto nel 2020. Ufficiale di Cavalleria del Regio Esercito durante la Seconda guerra mondiale, viene richiamato a Roma all’indomani dell’8 settembre. Essendo un ufficiale, sarebbe bastata una semplice firma di adesione formale alla Repubblica di Salò a garantirgli la sicurezza e il ritorno in famiglia. Ma la coerenza con i suoi ideali e la sua dirittura morale gli fanno scegliere la via della montagna. Torna nelle valli piemontesi in cui è nato e raggiunge il fratello Flavio, comandate partigiano. È il preludio di una stagione di sofferenze ma anche di grandi entusiasmi, che lo porterà a guidare la Brigata dell’Ordine come vice comandante nella liberazione di Savona. Il legame strettissimo con la moglie, e poi con la figlia che nasce, è il cuore caldo di questa storia di guerra. Furio ci racconta con una prosa lucida delle battaglie, delle fatiche e delle glorie della montagna, e la sua scrittura diventa appassionata quando lo sguardo si volge agli affetti. Non mancano momenti comici e rocamboleschi come quando fa infilare la moglie travestita da soldato in un carro armato pur di tenerla vicina. Conquista in questo diario la forza prorompente e un po’ incosciente della giovinezza, che si accompagna a un forte senso di appartenenza alla patria.

Anticipiamo un brano della memoria Comandante Aceto - Mia suocera, timorosa degli eventi, e preoccupata per la mia posizione irregolare, tenta ripetutamente, insistentemente di convincermi a "mettermi in regola" presentandomi alle autorità repubblichine. Saputo dei rastrellamenti tedeschi in Val Corsaglia, i miei suoceri si recano al Serro e bruciati nella stufetta i miei berretti militari e il calcio del fucile Flobert, che avevo donato a Vittorina, disdicono il nostro alloggio, barattando a saldo dell'affitto le nostre provviste così faticosamente raccolte. Infatti ritengono ormai inopportuno e impossibile un nostro ritorno in montagna. Giunto il giorno dell'operazione,' mia moglie ottiene dal chirurgo l'anestesia locale per salvare il figlio che sente in seno da poco più di un mese. L'intervento è così molto doloroso, e anch'io soffro nell'udirla lamentarsi: «Non fate male alla mia bambina!». Con la complicità di quelle ottime suore, sono nascosto nel vicino spogliatoio. Dio ci aiuta anche in questa occasione. Le persistenti argomentazioni di mia suocera finiscono per rodere "come un tarlo" la mia mente, amplificando i miei ossessivi sensi di colpa. Nelle notti insonni rimugino tristemente che il bilancio della mia vita è ora quasi del tutto negativo. Ho perduto la mia prestigiosa posizione di Ufficiale Effettivo. Non ho più uno stipendio; né possibilità di guadagnarmi il pane, in quanto clandestino. Non ho alcuna sicurezza perché "sbandato alla macchia", passibile di pene estreme. Non posso offrire nulla ai miei cari. Anzi la mia presenza inette in pericolo la libertà e probabilmente la vita di mia moglie e dei suoi, che tanto generosamente mi ospitano. Non posso rifugiarmi dai miei perché la situazione è ancora peggiore, essendo stata denunciata già una volta mia madre, e avendo mio fratello Ezio una cospicua taglia sul capo. Un senso di impotenza e di scoramento mi soffoca. Dopo un'altra notte insonne e tormentata, mi sento gravemente colpevole di egoismo. A causa dei miei principi di fedeltà al Giuramento e di opposizione al fascismo... io mi sono posto contro l'opinione di mia suocera, esponendo a privazioni e pericoli mia moglie.
 
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