E questo è niente. Pubblicato il nuovo romanzo di Michele Cecchini, dedicato a chi crede nel potere della fantasia

Lucca il 08/04/2021 - Redazione
Una storia familiare ambientata nella Firenze degli anni ’60 (al Galluzzo per essere esatti), osservata dal punto di vista di un bambino tetraplegico. Si tratta di “E questo è niente” (Bollati Boringhieri), il nuovo romanzo di Michele Cecchini dedicato a chi “ancora crede nel potere medicamentoso della gentilezza e della fantasia” (cit. Fabio Stassi). Il testo chiama in causa la figura del neuropsichiatra infantile Adriano Milani, il fratello maggiore di don Lorenzo, tra i primi a battersi perché la sanità si prendesse cura di questi bambini.
 
Il romanzo - È una strana forma di letargia quella che coglie all'improvviso gli abitanti di via Cadorna, dove i più anziani sprofondano a turno in un sonno che dura ventiquattr’ore e poi svanisce senza lasciare traccia. Qui, in un piccolo borgo della campagna fiorentina alla metà degli anni Sessanta, vive Giulio, il nipote del dottore del paese. Giulio ha sedici anni e ne dimostra la metà. Non si muove e non parla. Si definisce «un coso che ha due braccia e due gambe, ma non funziona nulla». È tetraplegico. Immobile nel suo lettino, Giulio osserva, rielabora gli scampoli di vita che gli capitano a tiro, intercetta parole e reinventa l'esistenza a modo suo. Insieme alle ipotesi che via via si dipanano sui motivi della letargia, Giulio racconta di sé e della sua famiglia – il nonno autoritario, il padre indolente, la madre a caccia di sogni – da cui emerge un quadro strampalato dei normali, «gli esseri più misteriosi e più scontenti di tutti», messi straordinariamente a fuoco da chi normale non è, anzi si vede affibbiato l’epiteto di infelice. Improvvisamente per Giulio si apriranno le porte di un mondo nuovo e inaspettato grazie a uno dei medici che giravano per i paesi alla ricerca dei piccoli pazienti invisibili: un dottore alla rovescia ispirato alla figura di Adriano Milani, fratello di don Lorenzo, che a lungo si batté perché la sanità restituisse a questi bambini dignità di persona. La scrittura di Michele Cecchini, lieve e insieme cruda, invita a entrare con coraggio nei pensieri e nell'universo di chi non ha voce. Una fiaba senza fiabesco, dal tono mai patetico e a tratti scanzonato. L’esistenza raccontata da un bambino che non ha alcuna intenzione di rinunciare alla felicità e si lascia «amare dalla vita come viene viene».
 
L’autore - Michele Cecchini è nato a Lucca nel 1972. Insegna materie letterarie in una scuola superiore di Livorno, dove vive. Sempre per Bollati Boringhieri nel 2019 ha pubblicato il romanzo Il cielo per ultimo.
 
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