Esercizi di memoria. L'opera postuma di Arrigo Quattrocchi su Gioachino Rossini

Pisa il 19/02/2019 - Redazione
È la presentazione di "Esercizi di memoria" a chiudere il ciclo “Parlando di libri”: mercoledì pomeriggio (20 febbraio), alle ore 18, nel Foyer del Teatro. Un libro importante, molto, perché raccoglie i saggi su Gioachino Rossini scritti da Arrigo Quattrocchi, musicologo e critico tra i più brillanti della sua generazione, prematuramente scomparso dieci anni fa. Nato il 20 febbraio del 1961 – e, valore aggiunto, la presentazione cade nel giorno del suo compleanno – Arrigo Quattrocchi è stato per più di vent’anni critico musicale de “il manifesto”, ha condotto numerosi programmi radiofonici su Rai 3, ha scritto molti saggi di notevole pregio per precisione e densità ed è stato il più giovane membro dell'Accademia Filarmonica Romana. 
 
Il libro - Progettato dallo stesso Arrigo Quattrocchi prima della scomparsa, Esercizi di memoria è uscito postumo, per i tipi del Saggiatore, grazie alla curatela di Daniela Macchione Alessandra Quattrocchi, sorella dell’Autore, e sarà proprio con le due curatrici che mercoledì converserà a proposito del libro il direttore artistico del teatro Stefano Vizioli, ad Arrigo Quattrocchi legato da una profonda amicizia. Gioachino Rossini è stato il compositore più caro ad Arrigo Quattrocchi, e in questo suo libro ne emerge un appassionato ritratto critico che abbraccia strategie compositive, pratica teatrale e poetica musicale grazie ad  un excursus dalle origini agli sviluppi della Rossini-renaissance ma anche alla collezione delle recensioni rossiniane che l’autore scrisse in vent’anni di collaborazione con “il manifesto”, al Rossini Opera Festival e altrove, in Italia e non solo. L’analisi spietata e divertita della tradizione scenica rossiniana si aggiunge così ai saggi – fra gli altri– su Cenerentola e Adina, su Rossini nelle accademie romane o su Rossini alla Scala. Lo studio Eduardo e Cristina rappresenta invece una fondamentale pietra di paragone della tecnica dell’auto imprestito: la ricorrenza, nell’opera rossiniana, degli stessi spunti musicali e di intere sezioni o numeri chiusi non è solo un fenomeno legato alle necessità del circuito autore-produzione-fruizione, ma una vera e propria tecnica compositiva, peculiare della civiltà musicale del Sei-Settecento.
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