Scrivere o ricordare sembra quasi peccare di presunzione quando sei consapevole che proprio quelle parole sono legate a qualcuno che, senza dubbio, avrebbe saputo meglio di te descrivere o narrare le sensazioni che si nascondono dietro l’impercettibilità di un ricordo. O magari lo avrebbe fatto proprio senza il bisogno delle parole, ma senza dubbio senza quella banalità in cui rischi di incappare tutte le volte che ti lasci traghettare dalla memoria. Ed ecco allora che, nel momento in cui ti mancano le parole giuste, non puoi far altro che fare affidamento su chi le parole giuste ce le ha avute sempre. Quali però tra le tante, e tutte straordinariamente dense di significato, che ti ha lasciato? Semplicemente quelle a cui io, come ogni altro, per un motivo o per l’altro senza che questo abbia particolare valore, sono maggiormente legato. Semplicemente lasciando che lui canti le stesse emozioni che ti ha dato cantando.
"E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome/ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme/ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano/cosa importa se sono caduto se sono lontano/perché domani sarà un giorno lungo e senza parole/perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole/ma dov'è dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore"
(Hotel Supramonte)
"Se ti tagliassero a pezzetti/il vento li raccoglierebbe /il regno dei ragni cucirebbe la pelle/e la luna tesserebbe i capelli e il viso/e il polline di Dio/di Dio il sorriso. E adesso aspetterò domani/per avere nostalgia/signora libertà signorina fantasia/così preziosa come il vino così gratis come la tristezza/con la tua nuvola di dubbi e di bellezza"
(Se ti tagliassero a pezzetti)
"Saper leggere il libro del mondo/con parole cangianti e nessuna scrittura/nei sentieri costretti in un palmo di mano/i segreti che fanno paura/finché un uomo ti incontra e non si riconosce/e ogni terra si accende e si arrende la pace"
(Khorakhanè)
E allora ecco perché il ricordo si tramuta in un ringraziamento con la speranza che anche questo non diventi banale. E allora grazie De André per non avermi lasciato senza parole.
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