“I topi da biblioteca sono a rischio estinzione”. Parla Roberto Nencini, bibliotecario di Siena

il 04/05/2009 - Redazione

C’è un fascino tutto particolare nell’intervistare una figura che, per un incolpevole concorso di colpa tra la sua natura e l’immaginario collettivo, dà vita in tutto e per tutto al mondo del libro e della letteratura. E’ la figura del bibliotecario. La figura a cui devi chiedere i consigli per la tua tesi o quello che sa prima ancora di te il libro che stavi cercando. La figura che si circonda di silenzio e di profumo di carta stampata e quello che sa orientarsi, e probabilmente solo lui sa farlo, in un’attraente scrivania confusamente colma di libri come in un preciso scaffale di volumi catalogati. E’ quella figura che spesso, nel bene o nel male, tra ironia, sarcasmo, fascino e saggezza ha vissuto e continua a vivere in numerosi romanzi per grandi e piccini. Non me ne vorrà certamente Roberto Nencini, da vent’anni ormai al lavoro con passione alla Biblioteca Comunale degli Intronati, se prima del suo nome mi colpisce la sua figura. Con la speranza, non nego, che il fascino della figura sia il medesimo della persona. Non ne rimango assolutamente deluso. Vuoi per una sua innata dedizione all’ascolto e allo scambio di opinioni, ecco come la figura del bibliotecario s’impersonifica in quello che lui stesso definisce come “un custode dei libri, del sapere e della conoscenza nell’immaginario collettivo, ma anche un semplice aiutante che dà segnali e aiuti all’utente per intraprendere un cammino di lettura che deve fare da solo”. E scritto con le mie di parole sembra quasi banale ma detto con le sue di parole, quelle appunto misteriosamente avvolte da un fascino letterario, acquista tutt’altro significato

Ma come è cambiata la figura del bibliotecario?
“E’ cambiata molto in quest’ultimo secolo. Oggi le nuove tecnologie, e il web soprattutto, hanno dato potenzialità enormi all’utente. Il bibliotecario spesso dà indicazioni su come filtrare l’enorme mole di informazioni che si riversano ogni giorno su di noi. Noi bibliotecari filtriamo, diamo priorità,  spieghiamo come usare notizie e libri che ci sembrano più interessanti. Una parte del vecchio ruolo resta ancora nelle biblioteche specializzate”.
E qual è invece la figura tipo che frequenta la biblioteca?
“Con piacere noto che vengono da noi molti studenti di scuole superiori e universitari. Grazie ai nuovi servizi arrivano anche persone che ammettono di entrarci per la prima volta ed altri di esserci rientrati dopo molti anni. Sono professionisti, cittadini, casalinghe con figli, anziani che vogliono tenersi informati. Con tutti quanti c’è un rapporto di servizio nel ricevere richiesta e cercare di esaurirla. Poi nasce, specie con i più assidui frequentatori, il rapporto di simpatia epidermica che si trasforma in certi casi anche in amicizia”.
Esiste ancora il “topo da biblioteca”?
“Anche questa è una figura che sopravvive molto nell’immaginario collettivo e che in parte la nuova era della globalizzazione sta modificando. Si pensi che oggi nel web ci sono centinaia di libri in formato digitale e scaricabili anche gratuitamente. Tuttavia la biblioteca ha sempre una grossa funzione nel dare un minimo di senso a questa ricerca e al sapere in generale. In questa capacità di dare informazioni  e chiarimenti il bibliotecario ha ancora una sua funzione e il “topo” può venire da noi e avere proficuo scambio di opinioni. In questa biblioteca, per la mia esperienza e per i racconti degli altri miei colleghi, ci sono stati esempi di topi dall’interesse onnivoro ma è comunque una figura a rischio estinzione”
Se dovessi paragonarti  a un bibliotecario della letteratura, chi saresti?
“In ognuno di noi c’è sempre la speranza di essere molto bravi, per questo mi piacerebbe essere qualcuno dei grandi bibliotecari del ‘700. Tra i personaggi di fantasia  ho compassione per il professore di “Auto da fè” di Elias Canetti. Non è un bibliotecario ma un collezionista con una biblioteca splendida che viene distrutta da un incendio. Ho compassione per questa storia di una tristezza infinita”.
Difficile, anzi impossibile e fuori da qualsiasi erudita pretesa, tracciare in un’intervista la figura di un bibliotecario. O perlomeno quella del bibliotecario. Perchè, seppure sottile, c’è una differenza immane tra quello che è e quello che rappresenta, per ognuno di noi in maniera differente, una figura che è in grado di vivere nel limbo tra l’immaginario e la realtà. Tra l’immaginario delle pagine di un romanzo e la realtà di chi troverai sempre con un romanzo in mano.

Cristian Lamorte

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Avere la possibilità di vedere con altri occhi la realtà. Nel libro si cerca sempre lo sguardo dell’altro, la lettura è un atto solitario, ma questa solitudine è solo apparente dal momento che la lettura è un dialogo e un confronto continuo con l'autore.

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