Il processo impossibile. Benedetta Tobagi ricostruisce le indagini sulla strage di Piazza Fontana

Lucca il 22/11/2019 - Redazione
Era il 12 dicembre 1969 quando una bomba piazzata nella sala centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano, provocò una strage: 17 vittime e una novantina di feriti. Sono passati 50 anni da allora e ancora oggi, dopo un processo durato 36 anni, “il più lungo della storia repubblicana”, rimangono ignoti i nomi degli esecutori materiali. Le Conversazioni in San Francesco, ideate e organizzate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dedicano l’appuntamento di sabato 23 novembre (ore 21), a quell’episodio, che ha segnato uno dei periodi più bui della storia italiana. Piazza Fontana. Storia di una strage impunita, questo il titolo della serata, vede la partecipazione di Benedetta Tobagi, autrice del libro Piazza Fontana. Il processo impossibile (Einaudi), e di Paolo e Matteo Dendena, rispettivamente figlio e nipote di una delle vittime, Pietro. Coordina l’incontro Piero Ceccatelli, caporedattore e responsabile Web de La Nazione.
 
Il libro - Benedetta Tobagi, giornalista e scrittrice, ancora non era nata quando è avvenuta la strage ma sa cosa vuol dire il terrorismo, suo padre, il giornalista e accademico Walter Tobagi, fu ucciso dalla Brigata XXVIII marzo, il 28 maggio 1980. Nel suo libro, Piazza Fontana. Il processo impossibile, fa un racconto serrato e documentatissimo della vicenda giudiziaria che fece seguito all’attentato, a partire dal primo processo, un processo-labirinto celebrato tra Milano, Roma e infine Catanzaro, dove fu spostato con l’obiettivo di essere insabbiato. Prima di essere affossato da assoluzioni generalizzate, porta alla luce una sconcertante trama di depistaggi e accerta le pesanti responsabilità dei terroristi neri, come Franco Freda e Giovanni Ventura di Ordine Nuovo, e di alcuni ufficiali dei servizi segreti fino a trasformarsi in un processo simbolico allo Stato: una ricostruzione che si arricchisce e trova sostanziali conferme nei decenni successivi. Piazza Fontana sottopone il sistema della giustizia a una torsione estrema; è un incubo, ma insieme un risveglio. Se da un lato la tragedia dell’impunità alimenta un profondo sentimento di sfiducia, dall’altro comporta una dolorosa presa di consapevolezza che contribuisce alla maturazione di una coscienza critica in ampi settori del mondo giudiziario e tra i cittadini.
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