Da sempre cultura e diritti umani si intrecciano e corrono di pari passo tracciando le tappe più importanti della storia. E’ l’illuminismo forse l’esempio più eclatante, certamente non l’unico, di questo percorso dove il pensiero umano accompagna mano per mano ed influenza le scelte, le lotte, le rivendicazioni sociali e politiche. Per questo motivo, in occasione della Festa della donna, sienalibri ha scelto di intervistare Marcello Flores d’Arcais, assessore alla cultura del Comune di Siena, ma soprattutto autore del libro “Storia dei diritti umani” (Il Mulino) all’interno del quale c’è una sezione interamente dedicata ai diritti delle donne.
Di cosa tratta nel dettaglio il suo libro e quale è il ruolo delle donne in questo percorso storico?
“Fino ad oggi, e in modo forte fino a metà 900, la battaglia per i diritti delle donne è stata la dimostrazione che la cultura dei diritti dell’uomo, nata sulla scia dell’Illuminismo e delle grandi rivoluzioni francese e americana, aveva posto dei valori assoluti che, però, nella concretezza storica di fatto escludevano metà del genere umano. Riferendosi a quei valori e a quei principi gruppi di minoranze di donne sono riuscite a sconfiggere i pregiudizi, quelle incrostazioni di superficialità e stereotipi che hanno reso per tanto tempo le donne estranee alla vita pubblica e ai diritti”.
Anche le rivendicazioni del mondo femminile di oggi affondano dunque le radici nell’Illuminismo?
“Non tutti gli illuministi avevano una percezione chiara di questa necessità di dare estrema parità alla donna. Pensiamo ad uno dei libri cardine di Rousseau “La nuova Eloisa” all’interno del quale c’è l’idea che la donna deve occuparsi di casa, figli e marito. Ci sono state alcune donne, nel libro ne seguo soprattutto due, la francese Olympia de Gouges e l’inglese Mary Wollstonecraft che invece accettano la sfida sui diritti lanciata dall’uomo per rivendicarla anche alle donne: diritto di voto, parità nella famiglia, la possibilità di avere stesso lavoro e salario. Man mano questo tipo di lotta accompagna tutte le grandi battaglie per i diritti in generale, da quelli civili a quelli politici, economici e sociali”.
Quali sono state nella storia le scrittrici che più si sono battute per la rivendicazione dei diritti femminili?
“Sono tante. La figlia di Mary Wollstonecraft, autrice di Frankenstein, Mary Shelley è una grande autrice nota. Più recente ci sono le opere narrative di Virginia Woolf e i testi filosofici di Simone de Beauvoir. Di fatto nell’ultimo secolo tutta la letteratura femminile è impregnata di questa grande e nuova idea di rivendicazione di diritti per la donna. In Italia Dacia Maraini, o Cristina Comencini sono scrittrici che, senza fare rivendicazioni ideologiche esplicite, nei loro romanzi hanno sempre presente il tema dei diritti della donna”
E quale è lo stato attuale dei diritti delle donne?
“Più che mancanza di diritti oggi c’è una mancanza di cultura adeguata a supportare diritti che sulla carta esistono, renderli effettivi e la possibilità che diventino concreti. Dare il diritto di accesso alla politica alle donne, per esempio, senza dar loro una possibilità diversa di vivere in famiglia e vivere la maternità è di fatto un rendere più difficile la possibilità che quei diritti siano davvero realizzati”.
E allora quale può essere il ruolo di un assessore alla cultura?
“Un ruolo uguale a tutte le altre persone che hanno un qualche ruolo pubblico: favorire la più ampia partecipazione, creare condizioni per cui le donne, anche quelle che vivono realtà più svantaggiate, possano permettersi di essere presenti e gareggiare nell’arena della cultura alla pari di tutti quanti”.
Anche attraverso iniziative culturali tipo LunedìLibri?
“Quest’anno abbiamo fatto la scelta di far parlare autrici donne perché da una parte in questa fase storica le scrittrici sono mediamente più interessanti rispetto agli uomini e, dall’altra, perchè le donne sono più attente lettrici degli uomini. Questo è il giusto riconoscimento e omaggio alle donne.
Cristian Lamorte
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