La nave dei vinti. Leonardo Gori fa rivivere le angosce del regime insieme a Bruno Arcieri

Firenze il 17/05/2019 - Redazione
Appuntamento per sabato 18 maggio alla libreria Ibs Libraccio, alle 17.30, con Leonardo Gori in occasione dell’uscita del nuovo romanzo con Bruno Arcieri "La Nave dei vinti" (Tea libri). Insieme all’autore partecipano Marco Vichi e Filippo Focardi.


Il libro - Il fascista tirò fuori di tasca un coltello a serramanico e fece l’atto di scagliarsi contro di lui, ma il suo capo lo afferrò per un braccio e lo tirò via: «Ora basta, idiota». Guardò Arcieri e sorrise   in modo ambiguo. «Figuriamoci se vogliamo intralciare un inviato da Roma. Si va via, certo. D’altra parte, noi siamo solo   quelli che fanno il lavoro sporco, quando serve...» «Il partito non c’entra, in questa storia.» Il fascista anziano lo guardò con odio. «C’entra sempre, capitano.» «In questo caso, no. È un affare di Stato. Una cosa seria.». Marzo 1939: un piroscafo in avaria, con il suo dolente carico di profughi della guerra civile spagnola, attracca al porto di Genova. A bordo, uomini, donne e bambini, e nella stiva un cadavere non identificato. Bruno Arcieri, capitano dei Carabinieri in servizio a Roma, da poco agente del SIM, viene mandato a   indagare sulla presenza di possibili spie sulla nave. Ma la sua missione si complica quando gli viene chiesto di collaborare con un emissario del Vaticano, che deve scoprire se a bordo c’è un misterioso agente segreto in possesso di documenti di vitale importanza per l’immediato futuro. Il giovane capitano inizia a   interrogare i passeggeri, nel tentativo di scoprire l’identità dell’agente. Ma le cose precipitano e, tra agguati di spie, profughi che temono di essere rimpatriati, agenti che fanno il doppio gioco e inseguimenti notturni, l’operazione si rivela molto più complessa e impegnativa del previsto. Puntando i riflettori sui mesi che precedettero lo scoppio della guerra, in questo suo nuovo romanzo Leonardo Gori rievoca l’atmosfera angosciante che incombeva sul mondo e sceglie di far raccontare la vicenda, oltre trent’anni dopo, da un Bruno Arcieri segnato dall’età e dalla disillusione. Un uomo perseguitato dall’esigenza di spiegare, forse anzitutto a se stesso, cosa hanno significato quegli eventi drammatici, e quali conseguenze hanno avuto per la sua personale storia e per la sua visione della vita.
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