La timidezza delle Chiome. Il debutto di Pietro Maroè per raccontare i suoi alberi

San Quirico D'orcia il 20/11/2017 - Redazione
Il 21 novembre, giornata nazionale dell'albero, la neo costituita associazione Opera Val d’Orcia propone, nell’ambito della presentazione dei progetti per la Quercia delle Checche crowdfounding e vivaio diffuso,  un incontro con Pietro Maroè, giovane autore dell’ affascinate volume edito da Rizzoli  “La timidezza delle Chiome”, sottotitolo "La lezione degli alberi per ritrovare il tempo che ci è stato rubato". L’appuntamento è al Teatrino di Palazzo Chigi alle 17.
 
 
La presentazione - Un evento organizzato dall’associazione congiuntamente a Italia Nostra Siena, Club Unesco Siena e Circolo Legambiente Terra e Pace Valdichiana. Presente all’incontro Valeria Agnelli sindaco di San Quirico d’Orcia, comune da sempre attento ad ambiente e paesaggio patrocinante l’iniziativa. Presenterà l’autore l’assessore alla cultura del comune di San Quirico d’Orcia Ugo Sani. Pietro Maroè è un giovane arboricoltore: ad appena ventiquattro anni è perito forestale, tree-climber professionista e fondatore di SuPerAlberi, con cui si occupa della cura e della salvaguardia degli alberi monumentali. “La timidezza delle chiome” è il suo primo libro, nato per diffondere, con competenza, chiarezza e una gentilezza d’animo che si percepisce a ogni riga, una corretta informazione sugli alberi e le loro necessità, di cui troppo spesso e stupidamente ci dimentichiamo.
 
Un equilibrio fragile - Tutto l’amore di Pietro Maroè per gli alberi traspare nel saggio appena uscito con Rizzoli, in cui prova a rendere alla portata di tutti un argomento estremamente specifico. Conoscere i piccoli e grandi processi degli alberi significa imparare a “concepire le reali possibilità che ti offre la vita, con misure e parametri diversi”. Le piante, infatti, a differenza di noi uomini, svegli, veloci e con una vita breve, hanno evoluzioni lente, della durata di una stagione o di centinaia di anni. Capire di cosa hanno bisogno, dunque, non è impresa facile: bisogna saper interpretare la crescita dei rami, riconoscere le loro gemme, capire, ad esempio, quando una pianta è malata o quando ha sviluppato un perfetto equilibrio con il suo parassita. Ogni albero, poi, ha delle necessità individuali, che non dipendono soltanto dalle sue caratteristiche ma anche dal contesto ambientale e dalla sua storia. Per questo Pietro Maroè formula un chiaro j’accuse contro le potature errate, che disseminano i viali delle nostre città di alberi con la chioma a forma di “scopa di saggina” e che con l’andare del tempo aumentano i problemi e i rischi che una pianta può correre, invece di arginarli. Insomma, anche le piante possono provare stress, e una causa, oltre ai fenomeni naturali, sono proprio gli uomini: troppo spesso non ci rendiamo conto di come le nostre azioni influenzino pesantemente l’ambiente in cui viviamo. Gli alberi, per Pietro Maroè, devono essere considerati come dei veri e propri pazienti, le cui necessità vanno assecondate ed ascoltate. Degli amici silenziosi da curare e a cui assicurare una vita che, inevitabilmente, sarà più longeva della nostra.
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