“Ranuccio Bianchi Bandinelli e Cesare Brandi. Lettere 1927-1967”. In un volume la storia di una lunga amicizia

il 06/07/2009 - Redazione

Lo scambio di corrispondenza tra Ranuccio Bianchi Bandinelli e Cesare Brandi è stato racchiuso in un volume curato da Roberto Barzanti presentato a Siena nei giorni scorsi, “Ranuccio Bianchi Bandinelli e Cesare Brandi. Lettere 1927-1967” (Edizioni Gli Ori), che ricostruisce così un’amicizia durata oltre quarant’anni e al di là di qualsiasi dissenso politico.

Il volume - Nelle prime corrispondenze risulta evidente l’atteggiamento critico che i due interlocutori hanno verso una cultura senese troppo ripiegata sull’erudizione, sul localismo e sul culto delle memorie patrie. Gli anni del regime fascista e della guerra consolidano un rapporto che diventerà di profonda solidarietà. Cesare Brandi è uno dei più entusiasti sostenitori del conferimento dell’incarico di direttore generale alle belle arti al Ministero nell’immediato dopoguerra. Bianchi Bandinelli prende con energia l’operato dell’Istituto di Restauro diretto da Brandi. Negli ultimi anni interverrà, invece, una netta rottura fra i due per ragioni ideologiche: Bianchi Bandinelli schierato con il PCI e propugnatore di uno storicismo marxista, Brandi, invece, affascinato dalle teorie di Heidegger e più propenso a sperimentare nuove vie della critica d’arte.

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