Un grande complesso termale risalente al I secolo d.C. in buono stato di conservazione, ruderi e capanne databili tra il I e il VI secolo d.C. E’ il risultato di sei settimane di scavi nella zona di Santa Cristina realizzata da dodici archeologi dell’Università degli Studi di Siena guidati dal professor Marco Valenti (nella foto) in collaborazione con l’amministrazione comunale di Buonconvento e la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana.
Il passato torna alla luce - “L’area archeologica che abbiamo iniziato a indagare è estesa quasi un ettaro - dichiara Marco Valenti - e dai reperti riconoscibili in superficie sembra potersi ipotizzare uno straordinario complesso tipo mansio posta lungo l’antica Cassia, cioè una stazione di sosta lungo una strada romana, gestita dal governo centrale e messa a disposizione di dignitari, ufficiali, o di chi viaggiasse per ragioni di stato. Quindi si tratta di un insediamento di alto rango. Scavi di enorme rilevanza storica che sono stati resi possibili grazie allo sforzo economico fatto dall’amministrazione comunale di Buonconvento e grazie alla collaborazione e grande disponibilità dell’assessore al Turismo Giorgio Meconcelli”.
I ritrovamenti – In questa prima campagna di scavi è stata aperta un’area di quasi 200 mq per iniziare a conoscere l’entità del deposito archeologico sepolto che già, alcuni anni fa, un saggio della Soprintendenza Archeologica aveva iniziato a rivelare (fu individuata una piccola area cimiteriale di circa 70 inumati). La nuova zona di indagine ha rivelato una lunga sequenza di frequentazione della zona, tra la prima età imperiale e gli inizi dell’alto medioevo. E’ stato infatti riconosciuto un esteso complesso termale risalente al I secolo d.C. dove è possibile riscontrare varie fasi di ampliamento e molteplici ristrutturazioni susseguitesi nel tempo. In una stanza absidata è stato ritrovato un mosaico geometrico del III secolo e poi ancora uno spogliatoio con il braciere per riscaldare l’ambiente, due ambienti relativi al calidario, un bagno di vapore attorniata da una vasca d’acqua fredda. E poi, presumibilmente, si può affermare che il complesso termale sia stato abbandonato nel IV secolo d.C. In questi decenni il campione indagato rivela, infatti, un primo decadimento del complesso che vede riusati i suoi ruderi per l’impianto di una abitazione con muri in terra e copertura forse in paglia prima del VI secolo. Questa fase è ancora da comprendere adeguatamente, mentre inizia ad essere chiara la destinazione finale del complesso termale ormai abbandonato e cadente: sulle sue macerie, riorganizzate e spianate si installarono delle capanne abitative di legno e paglia del VI secolo d.C, che sembrano presagire alla presenza di un ampio villaggio la cui entità demografica sarà verificata nei prossimi anni. Al termine degli scavi l’area è stata ricoperta con 300 metri quadri di tessuto non tessuto e terra per preservarne l’’integrità.
Il futuro del sito - Scavi che hanno permesso di accedere ad un mondo sotterraneo ancora sconosciuto che proseguiranno anche nei prossimi anni con l’obiettivo di contestualizzare la zona e ricostruire il periodo storico, valorizzare l’intera area per renderla visibile al pubblico, datare, restaurare e studiare i numerosi oggetti rinvenuti tra cui strumenti da chirurgo, monete, tessere di mosaico e pezzi di ceramica. Il risultato degli scavi sarà presentato ai cittadini di Buonconvento dopo la Sagra della Valdarbia e poi il team di archeologi dell’università di Siena comincerà a lavorare d’intesa con il Comune di Buonconvento per la stesura di un programma di intervento per il prossimo anno per riportare alla luce nuovi resti di un’epoca misteriosa e lontana
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