Scrittori raccontano scrittori. Fabio Genovesi parla di Enrico Pea

Firenze il 04/02/2019 - Redazione
La Sala Ferri continuerà  per tutto il  2019  ad essere luogo di attività  culturali privilegiato della Città  di Firenze, e scandendo il - 1 alla tappa dei 200 anni. Dopo lo straordinario riscontro avuto nelle prime due edizioni riprende  Scrittori raccontano Scrittori, il ciclo dedicato alle scuole superiori  a cura di Alba Donati e Gloria Manghetti,  realizzato con il patrocinato del  Comune di Firenze,  il patrocinio e l’ausilio del  Centro per il libro e la lettura  del Mibact e con il sostegno e la collaborazione della  Fondazione  CR Firenze.  Gli incontri sono aperti al pubblico fino a esaurimento posti. Dopo Luca Doninelli su Alessandro Manzoni, Ermanno Cavazzoni su Carlo Collodi e Marcello Fois su Edmondo De Amcis il ciclo prosegue  sabato 9 febbraio  (ore 11.00 in Sala Ferri, Palazzo Strozzi) con Fabio Genovesi  che racconterà il conterraneo  Enrico Pea.

L'autore - Scrittore amato da Ungaretti, Montale, Svevo e dai critici più influenti, Pea è stato tradotto in inglese da Ezra Pound e i colleghi della sua epoca lo consideravano un maestro e un vate. Eppure oggi, per renderne l'importanza si è appunto costretti a snocciolare i nomi di altri che lo apprezzavano. Figura di spicco e insieme unica, peculiare, così lontana da tante biografie della sua epoca, la sua vita è stata varia e avventurosa in un modo sconosciuto agli autori italiani, di solito tiepidi e accorti e dalle vite assai prudenti e regolari. Mille lavori ed espedienti, anni in Egitto, navigatore e meccanico e avventuriero, impresario teatrale, poeta, aspirante seminarista e anarchico, cercare di definirlo è meravigliosamente impossibile. Come impossibile è spiegare il perché dell'oblio intorno a lui. Infatti non sarà questo l'intento di Fabio Genovesi. Sarà invece raccontarne la figura e insieme la meraviglia della sua vita irregolare, del saper vivere e creare costantemente immersi nella magia, nella realtà primitiva e vorticosa della favola, maneggiando materie prime incandescenti per forgiare pagine visionarie e insieme paurosamente realistiche, come una danza stralunata e inventata lì per lì, orientandosi secondo le stelle, secondo i venti, e quel che ci ribolle irresistibile nel sangue.
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