Zingaretti: Come scrittore non mi vedo. Ma sono un gran lettore. Intervista di sienalibri.it

il 08/06/2009 - Redazione

Un film che prende vita dalle pagine di un libro. L’idea non è per definizione originale considerato il vasto archivio cinematografico che ha visto negli anni crescere a dismisura il numero di pellicole dedicate a romanzi d’ogni genere. L’idea però diventa accattivante e curiosa se è frutto della mente di chi è sempre stato abituato a stare dall’altra parte della macchina da presa e decide oggi di cimentarsi nel ruolo di regista. Ed arriva proprio nei giorni scorsi da Siena la notizia che Luca Zingaretti, nella città del Palio nelle vesti di direttore della Festa del documentario, sta pensando di debuttare alla regia di un film che racconti la storia di una famiglia colpita dal terrorismo. Un debutto che, nel caso, sarà ispirato dalla lettura del libro “Spingendo la notte più in là”  di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi che cadde vittima del terrorismo a Milano nel maggio del 1972. Ecco come letteratura e cinema intrecciano ancora una volta le proprie strade. Quale migliore occasione dunque per sienalibri.it per approfondire questo idillio tra pagine e pellicole? Lo abbiamo fatto proprio con Luca Zingaretti che, oltre ad essere affermato attore e aspirante regista, si è dimostrato un accanito lettore.

Quale è dunque il rapporto tra cinema e letteratura?
“Sono due linguaggi diversi, entrambi raccontano storie ma usando forme differenti. Uno attraverso parole e l’altro attraverso immagini. Ciò non toglie che siano due generi dal rapporto intimo quando un libro viene scelto per fare un film. Secondo me, comunque, da un punto di vista cinematografico, per rimanere fedeli ad un libro bisogna tradirlo. Non mi piacciono i film in cui si cerca pedissequamente di mettere dentro elementi del libro. Un monologo interiore, ad esempio, o fai la “voce off” o bisogna trovare un altro modo per far parlare un personaggio letterario. Questo non si sposa bene con la fedeltà assoluta di una trasposizione.

Un personaggio letterario che vorresti rappresentare sul set?
“E’ senza dubbio il personaggio maschile della “Camera azzurra” di Georges Simenon anche se è più bello forse quello femminile”.

Qual è il tuo rapporto con la lettura?
“Leggo di tutto e in continuazione. Adoro leggere e divoro libri di narrativa così come i saggi. Ho cominciato a farlo in maniera assidua un po’ tardi, a 16 anni, ma poi non mi sono più fermato. Mi fa star bene leggere e mi ritaglio qualche ora ogni giorno per farlo”.

Allora la Festa del documentario potrebbe dedicare una sezione alla letteratura?
“Il problema è che, nel caso del documentario, cinema e letteratura sono due mondi completamente diversi. Noi stiamo cercando ogni anno di aggiustare il tiro e alla fine di ogni edizione facciamo un bilancio per vedere quanto c’è da correggere. Il prossimo anno per esempio cambieranno molte cose, ma non credo ci si indirizzerà sui libri”.

Da attore cosa consiglierebbe ad un bambino nella scelta tra un libro e la televisione?
“Senza dubbio un libro. Non voglio demonizzare la tv ma non c’è paragone. La tv è solo un mezzo di comunicazione, il problema sta nel modo di usarlo che spesso è sbagliato”.

Ma allora ti piacerebbe di più fare il regista o scrivere un libro?
“Bella domanda, non nascondo che mi piacerebbe fare entrambi le cose. Dovendo scegliere mi piacerebbe di più fare un film che scrivere un libro per semplice esperienza. Anche perché come scrittore, a dire il vero, non mi ci vedo proprio”.

Cristian Lamorte

LIBRO E AUTORE PREFERITO
Il libro che mi ha segnato l’adolescenza: “Teresa Batista stanca di guerra” di Jorge Amado
L’ULTIMO LIBRO LETTO
Ero in treno e ho letto “Diario della guerra al maiale” di Adolfo Bioy Casares, poco conosciuto ma è un grandissimo scrittore argentino
IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
In vista dell’estate consiglierei come lettura in spiaggia un giallo impegnativo altrimenti i grandi classici come “Guerra e pace” di Tolstoj che d’inverno fanno un po’ paura perché sono voluminosi
LEGGERE E’…
Vivere una seconda vita che si compenetra con quella reale, lasciandosi trasportare da suggestioni

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