Il “non conscio” '800-'900 e l’opera di Svevo nella lettura critica di Silvia Contarini

Serena Bedini

07/06/2018

Un volume dedicato alla scrittura di Italo Svevo, al rapporto tra letteratura e scienza, tra letteratura e medicina e tra letteratura e corpo; un saggio inesauribile che, ripercorrendo l’opera sveviana, la mette in correlazione con Stendhal, Zola, Flaubert e Balzac e altri grandi autori, mostrando i punti di contatto tra la narrazione e la sofferenza, tra la narrazione e l’inconscio nella scrittura di fine Ottocento e inizio Novecento. Tutto questo è il saggio La coscienza prima di Zeno. Ideologie scientifiche e discorso letterario in Svevo, di Silvia Contarini, pubblicato da Franco Cesati Editore (2018). Indagando infatti la rappresentazione della coscienza nei romanzi di Svevo (Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno), il saggio analizza sistematicamente la problematica del “non conscio” – sia indipendentemente che nel rapporto con la psicanalisi freudiana – e le sue ricadute all’interno dei romanzi modernisti, rilevando in modo particolare come le opere di Svevo, muovendo dal rapporto con la scienza tipico del Naturalismo, instaurino un dialogo continuo con le istanze della psicologia della seconda metà dell’Ottocento. Così il saggio diventa l’occasione per rileggere l’opera sveviana alla luce degli studi di Taine, della rilettura critica di Charcot o dell’analisi delle teorie sulla personalità disgregata di Janet, o ancora guardando al paradigma medico-interpretativo della Salpêtrière. In questo modo si raggiungono interessanti acquisizioni: «il rapporto tra la realtà e l’immaginario sembra decisamente sbilanciato a favore del secondo termine: se l’effettiva capacità di comprensione della realtà da parte della coscienza appare incerta e limitata, al pari dell’occhio nudo nelle investigazioni di ottica, le sue illusioni si mostrano viceversa “nombreuses et invincibles”. Proprio nella natura stessa di una coscienza che si nutre di immagini illusorie – la conclusione del filosofo [Taine] ma probabilmente Svevo potrebbe sottoscriverla lungo tutto il suo percorso narrativo – consiste infatti la “principale difficulté de l’analyse”, se non proprio la sua impossibilità di penetrare lo schermo della realtà in quanto tale» (p. 16). Infine, nell’ultimo capitolo, l’analisi si concentra sul terzo romanzo di Svevo, ossia il celebre La coscienza di Zeno, messa in relazione – si direbbe quasi inevitabilmente - con la Recherche proustiana, ma anche con le Confessions di Rousseau e con gli esempi che ne derivano, come Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo. Un saggio, quello della Contarini, che è il primo risultato di una più vasta ricerca interdisciplinare delle forme del “non conscio” tra Otto e Novecento e della loro ricezione letteraria, ma soprattutto una guida necessaria e approfondita alla lettura delle opere di Italo Svevo.
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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