#Ioraccontobreve 1. I racconti della settimana, selezionati e commentati

Massimiliano Bellavista

29/04/2020

E così, dobbiamo sinceramente e sentitamente ringraziarVi. Stanno arrivando molti racconti, caratterizzati da una passione ed un entusiasmo che per certi versi ci sorprende. Iniziamo oggi con la pubblicazione di tre racconti molto diversi tra di loro. A precederli il “buon esempio” del nostro Stefano Scanu.
Il deragliamento
Almeno voltati, fatti aiutare con la valigia, dimmi il tuo nome. Invece anche stavolta te ne stai lì anonima a guardare dal finestrino. Ti vedo malgrado la cortina di pendolari che ci separa. Perfino adesso che la luce si spegne e ogni cosa abbandona il suo alloggiamento. Vroum! Uno scossone gonfia l'aria e sbriglia le grida, s'alzano gonne, si scuciono gli orli, le scriminature si sfogliano, gli auricolari s'avvitano. Nel rollio il metallo sibila, esplodono riviste, telefonini, incisivi. Schizziamo tutti come cinesi al circo, frollati. Ma non tu.
 
Cosa è l’istantaneità? Ce lo dice a suo modo Fabio Marazzoli, fiorentino, scrittore e giallista, che lavora a Siena come ispettore informatico, ma ci scrive da Poggibonsi, in provincia di Siena. È nascosta spesso in una immagine, come quella della propria casa. Ma questa casa è da intendersi in senso lato, come paese, comunità in grado di proteggerci e farci sentire bene anche in quarantena, da uomini coscienti delle proprie radici e del valore di una miriade di piccole cose, che stanno tutte sen strette dentro queste cento parole. Grazie Fabio!
Il mio paese
Voglio bene al mio paese. Qui il sole sorprende ogni mattino facendo capolino fra le verdi pendici dei colli e colorando di riflessi rossastri le acque dei fiumi al tramonto. Tutto intorno risplende e il bagliore incastona un paese operoso fatto di gente. La gente è vicina, la senti al tuo fianco. La senti la gente, è nell’aroma fragrante del pane fresco nelle ceste bianche del fornaio giù da basso o nel brusio pomeridiano fra le stradine illuminate. Ma è anche nel sorriso della vicina di casa che ti porge lo spicchio d’aglio per una pomarola come si faceva una volta.
 
E una volta a casa? Si dice che in questi giorni molto italiani stanno riscoprendo la radio, più che la televisione. Ma nel racconto di Federico Romagnoli - scrittore e poeta, nato a Siena, città dove vive e lavora, Dottore Ricercatore in Letteratura Italiana Contemporanea con una tesi sul poeta senese Cesare Viviani - la radio è solo una scusa e una metafora. Come il concetto di ‘ferita’. Del resto, non era proprio Viviani ad aver scritto la vita ti fa una ferita e tu con le dita vuoi rimediare cucendo, attento che i margini combacino”?
La radio
La notte è un selvaggio dispendio di energia. Chitarre selvagge distruggono le onde. Nuovi mondi e nuove percezioni. Sulle ali della vendetta. Non puoi alzare il volume come vorresti. Ma puoi immaginartelo. Puoi anche danzare estatico sulle fantasia che sciaborda e ti rende il mal di mare. Sono un romantico. Di quelli che si buttano nella tempesta. Perché non hanno niente di meglio da fare. La ferita poi. Me la lecco tutte le notti. Mentre danzo. Estatico e selvaggio. Spennello plasmo dilato le griglie grigiastre della mia vita. La ferita è la mia vita. Spengo la radio. Amen
 
E questa climax improntata ad un crescente erotismo termina con l’opera di Dimaco. Di lui dice che anche cercando su internet, non si trova nulla. Si suppone sia vivo. Abbiamo cercato per curiosità, è proprio vero. Ma azzardiamo che Neruda non gli sia indifferente. Consigliamo a tutti con l’occasione di rileggerlo Neruda, a cominciare proprio dal Sonetto XXVII “Nuda sei semplice”.
Nuda
Nuda sei meglio.
Te ne stai nuda davanti a me con l’espressione di chi sa che può tutto.
La luce filtra dalla persiana e ti disegna strani ghirigori addosso, sembrano tatuaggi di guerra.
Mi sfidi.
Io non ho argomenti di fronte all’arroganza dei tuoi fianchi.
Sto zitto e ti guardo e basta.
E anche tu mi guardi, con aria di superiorità, sapendo già che vincerai.
Forse se tu fossi vestita potrei almeno provarci, a resistere.
Ma sei nuda.
E allora io che posso fare?
Mi hai disarmato.
Posso solo arrendermi.
 
Info - Per partecipare al contest delle 100 parole basta inviare i racconti per mail a bellmaxi@tin.it e/o redazione@toscanalibri.it corredati di un breve profilo. Aspettiamo di leggervi
 
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Massimiliano Bellavista

Massimiliano Bellavista
Massimiliano Bellavista è consulente di direzione, blogger (www.thenakedpitcher.com) e docente di Management strategico presso l’Università di Siena. Vincitore di premi letterari, suoi racconti e poesie sono pubblicati su riviste e antologie. Scrive una rubrica fissa per la rivista stroncature.com. Tiene regolarmente seminari di scrittura e in merito alla valorizzazione ed alla comprensione del libro antico come bene letterario e culturale. A Siena anima la scuola di scrittura Recensio. Riguardo alle sue opere di narrativa, poesia e management, pubblicate in italiano ed in inglese, tra le più recenti ricordiamo: Le reti d’impresa (Franco Angeli, 2012); Anatomia dell’invisibile (Tabula Fati, 2017); L’ombra del Caso (Il Seme Bianco 2018) e The Naked Pitcher (Licosia 2018); Dolceamaro (Castelvecchi 2019); Marketing e management degli impianti sportivi (Azzurra 2019); Vertical Farming (Licosia 2019)
 
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