Larry McMurtry e l’intramontabile mito del Far West

Luigi Oliveto

22/11/2018

Se capitate a Washington non perdetevi la visita al National Museum of American History. E se di quella storia vi avesse affascinato l’epopea del Far West, e di quella epopea i treni che sbuffavano lungo la pianura, andate a vedere l’esposizione di treni d’epoca con tanto di sonoro e ricostruzione ambientale. A farmi tornare in mente i treni esposti al Museo della storia americana è stato il libro “Le strade di Laredo” di Larry McMurtry, ora stampato nei Supercoralli Einaudi. Una sorta di sequel – o anche no – di “Lonesome Dove”, premio Pulitzer nel 1985, diventato un classico della letteratura western. Questa volta il capitano Woodrow Call, “il più famoso Texas Ranger di tutti i tempi”, non monta a cavallo per inseguire il mugghio delle mandrie, ma dei treni che trasportano merci preziose a rischio di rapina. Tra i banditi specializzati in questi assalti c’è l’astuto e spietato Joey Garza. Con il tempo il capitano Woodrow Call si era riconvertito in cacciatore di taglie. Il suo curriculum vantava grandi imprese, così che un magnate delle ferrovie, esasperato per le efferate rapine di Joey Gaza, ingaggia Call per risolvere il problema. Il vecchio Call, però, è giustappunto vecchio. Immagina un mondo che non c’è più. Prova a coinvolgere nell’impresa Pea Eye, suo caporale all’epoca dei ranger, ma ora il fedele compagno di avventure ha da pensare alla moglie Lorena (l’ex bellissima prostituta di “Lonesome Dove”) che gli ha dato cinque figli. Comunque non è solo il mite Pea Eye ad essere cambiato. Sono proprio cambiati i tempi: più disumani, privi di valori e punti di riferimento. Il capitano Woodrow Call deve prenderne atto. Ecco dunque in questo nuovo mondo personaggi di ieri ribaltati in un inquieto presente e figure come il giovanissimo bandito, inedite e imprevedibili. Tutti coinvolti in una storia feroce, mesta, ironica; verso una resa dei conti che, grazie alla bravura dell’autore, fuoriesce dai più vieti stereotipi western. Larry McMurtry in una recente intervista rilasciata a Giuseppe Culicchia per Tuttolibri, ha detto: “Volevo smitizzare i cowboy: ho ottenuto l’esatto contrario”. E’ vero. Grande McMurtry, lui stesso diventato un mito.
 
***
 
– I rapinatori di treni di solito non sono intelligenti, per fortuna delle ferrovie, – disse Call. – Cinque rapinatori di treni intelligenti manderebbero in malora tutte le ferrovie del paese. – Quel giovane messicano è intelligente, – disse Brookshire, ma non poté essere più specifico, perché il vento gli portò via il cappello. Fu costretto a rincorrerlo: non era la prima volta che era costretto a rincorrere il cappello dal suo arrivo ad Amarillo. Ormai se lo calcava in testa fino alle sopracciglia, ma i venti texani erano di un genere diverso dai venti che conosceva a Brooklyn, dove viveva. Quelli texani, chissà perché, gli portavano sempre via il cappello. Non faceva in tempo ad alzare la mano per bloccarlo, che volava. Era solo un semplice fedora; d’altra parte era l’unico che aveva e non era sua abitudine girare a capo scoperto, almeno non quando conduceva affari per conto della ferrovia. Il colonnello Terry non avrebbe approvato. Brookshire era solo un dipendente, non poteva permettersi di ignorare le preferenze del colonnello Terry in certi ambiti.
Stavolta il cappello cavalcò il vento come un grosso uccello, atterrò con un vantaggio di venti metri sul suo proprietario e, quando toccò terra, rotolò veloce sulla strada sabbiosa. Fortunatamente per Brookshire c’era un carro parcheggiato a sud della stazione e alla fine il cappello si agganciò a una ruota. Brookshire lo raggiunse e lo raccolse, cercando di fare l’indifferente, anche se in realtà era un bel po’ di malumore.
Per ordine dei suoi superiori, del colonnello Terry in particolare – il colonnello Terry, presidente della ferrovia, era l’unico superiore che contava –, Brookshire era venuto apposta da New York per assoldare un cacciatore di banditi. Brookshire era un ragioniere. Assoldare cacciatori di banditi non era il suo mestiere, ma la persona che di norma eseguiva certi compiti, Big Johnny Roberts, aveva inghiottito per sbaglio un tappo di sughero ed era morto soffocato, proprio quando era in partenza per il Texas. Per il colonnello Terry era stato solo un contrattempo; si era guardato intorno in ufficio e tempo un attimo Brookshire si era ritrovato su un treno per l’Ovest, al posto di Johnny Roberts. Da quando lavorava per la ferrovia aveva svolto parecchi incarichi, ma mai in un posto dove il cappello gli volava appena girava l’angolo. Rincorrerlo era una seccatura, ma lui in realtà era di malumore perché il cacciatore di banditi che gli avevano ordinato di assoldare non gli aveva fatto una grande impressione.
Il meglio che Brookshire poteva dire di quell’uomo piccolo dall’aria stanca fermo davanti alla baracca della stazione, la sella e un fagotto al suo fianco, era che aveva rispettato l’appuntamento. Era arrivato all’alba, legando la sua cavalla saura davanti all’albergo alle sette di mattina precise, l’ora convenuta. Eppure Brookshire faticò a nascondere lo smarrimento quando vide quanto era vecchio. Certo, lo conosceva di fama: nessuno all’Ovest poteva vantare una fama pari a quella di Woodrow Call. Per come la vedeva Brookshire, con la fama non ci catturavi i banditi, perlomeno non quelli che scorrazzavano per il paese con la rapidità del giovane Joey Garza. Dicevano che il messicano avesse solo diciannove anni, mentre il capitano Call, a vederlo, andava per i settanta.
Ciò malgrado gli avevano ordinato di ingaggiare Woodrow Call e nessun altro. Tra l’altro gli avevano dato in consegna una lussuosa Colt con delle incisioni, mandata dal colonnello Terry come dono speciale.
Con sgomento di Brookshire, il capitano Call quasi non la degnò di uno sguardo. Non si scomodò nemmeno a toglierla dalla custodia di palissandro. Non fece ruotare il tamburo né ammirò la raffinata lavorazione.
– Grazie, come se avessi accettato, – disse Call. Sembrava più riconoscente per il caffè. Logico, faceva freddo, e il vecchio ranger portava solo un cappotto leggero.
– Ossignore, e io che gli racconto al colonnello Terry? – chiese Brookshire. – Questa pistola sarà costata cinquecento dollari. Le incisioni sono fatte a mano. Non è roba da quattro soldi.
– Be’, allora può tenerla lui, – disse Call. – Apprezzo il pensiero, ma un’arma di lusso non so proprio dove metterla. Dovrei depositarla in banca, e io preferisco evitarle, le banche. In genere mi fido del fucile, non della pistola, – aggiunse. – In genere, se sei abbastanza vicino a uno che può farti secco con la pistola, è segno che sei troppo vicino.
– Ossignore, – ripeté Brookshire. Conosceva abbastanza bene il colonnello Terry da sapere che non sarebbe stato contento di apprendere che il suo regalo non era stato gradito. Non per niente era un colonnello. Vedersi rifiutare un dono così costoso da uno che sembrava solo un vecchio vaccaro lo avrebbe senz’altro mandato in collera, nel qual caso Brookshire e chiunque altri si fosse trovato in ufficio avrebbe dovuto fare i salti mortali per tenersi il posto.
Call vide che Brookshire era angustiato e immaginò che, in effetti, avrebbe dovuto accettare la pistola. Se non altro per buona creanza. Ma negli ultimi anni governatori, presidenti di ferrovie, senatori e ricconi gli offrivano armi di lusso o selle costose, o viaggi sulle loro carrozze ferroviarie, addirittura cavalli pregiati, e qualcosa in lui si ribellava sempre.
 
[da Le strade di Laredo di Larry McMurtry, trad. di Margherita Emo e Cristiana Mennella, Einaudi, 2018]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista e scrittore. Luigi Oliveto ha pubblicato i saggi: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Il paesaggio senese nelle pagine della letteratura (2002), Siena d'Autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004). Suoi scritti sono compresi nei volumi collettanei: Musica senza schemi per una società nuova (1977), La poesia italiana negli anni Settanta (1980), Discorsi per il Tricolore (1999). Arricchiti con propri contributi critici, ha curato i libri: InCanti di Siena (1988), Di Siena, del Palio e d’altre storie. Biografia e bibliografia degli scritti di Arrigo Pecchioli (1988), Dina Ferri. Quaderno del nulla (1999), la silloge poetica di Arrigo Pecchioli L’amata mia di pietra (2002), Di Siena la canzone. Canti della tradizione popolare senese (2004). Insieme a Carlo Fini, è curatore del libro di Arrigo...

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