Prendiamo la bicipolitana per mangiarci un trapizzizino? Massimo Arcangeli e l’arca di Noè delle parole

Massimiliano Bellavista

06/04/2020

È un vero caso editoriale, perché in queste settimane ha scalato le classifiche e conquistato l’attenzione di molti. Anche e anzi soprattutto con la sua versione cartacea. E sappiamo di questi tempi per un libro come sia difficile se non quasi impossibile farsi strada. Parliamo del libro Senza parole- Piccolo dizionario per salvare la nostra lingua, recentemente pubblicato da Il Saggiatore. Massimo Arcangeli, con cui proprio in queste ore avremmo dovuto condividere quella meravigliosa esperienza che tutti gli anni è “Parole in cammino” il Festival della lingua italiana (visto che lo stesso doveva svolgersi a Siena tra il 1 e il 5 aprile ed è stato rinviato ad ottobre), è linguista, sociologo della comunicazione, critico letterario, scrittore. Insegna Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Cagliari, è anche Garante per l’italianistica presso l’’Università di BanskaBystrica (Repubblica Slovacca) dirige, per l’editore Zanichelli, l’Osservatorio della Lingua Italiana e collabora con l’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Numerose le sue collaborazioni con testate nazionali quali La Stampa, Il Manifesto, L’Unità, Liberazione, L’Unione Sarda; per Repubblica ha curato la rubrica “Il linguista” con Alessandro Aresti, per “Il fatto quotidiano” con Sandro Mariani tiene il blog “Il giocabolario”.
 
Arcangeli ci guida nel regno delle parole dimenticate della lingua italiana, alla scoperta di cinquanta aggettivi, verbi e sostantivi in grado di esprimere meglio di qualunque altro il nostro modo di gioire, arrabbiarci e dire «Ti voglio bene». Tra storia e letteratura, ascendenze straniere e cadenze popolari, Arcangeli attraversa un patrimonio che unisce le Alpi e le isole, Pinocchio e Paperino, la poesia di Dante e il dialetto dei nostri nonni: la cartolina di un’Italia che non esiste più, con cui allontanarci dall’appiattimento lessicale di oggi e in cui riscoprire una lingua lussureggiante, piena di colori e suoni, capace di una vitalità e di una ricchezza espressiva strabilianti. Insieme abbiamo recentemente avviato su change.org la petizione “Salviamo la carta, salviamo la parola” che speriamo in molti sottoscriviate. http://chng.it/g5fL5Cqs. Gli ho chiesto, per il nostro Caffè 19, di rispondere a quattro domande sul significato della parola e sul ruolo che la lingua italiana può giocare di questi tempi.
 
D-Hermano Torrentinus, nome latinizzato del grammatico umanista olandese Hermann Van Beek, pubblicò nel 1503 un repertorio-dizionario della letteratura in generale e della poesia in particolare con lo scopo di salvare e rendere disponibili, fornendone un sunto, numerose parole usate al tempo in letteratura e nei componimenti poetici e su cui di frequente gli venivano chieste delucidazioni dai lettori. Anche questo libro a suo modo un ‘elucidario’, cioè una sorta di Arca di Noè delle parole? Che si dirà tra un secolo dell’italiano di oggi?
L'italiano di oggi è un italiano rapido, "leggero" e, spesso, fittamente intrecciato nelle sue diverse componenti: un italiano della semplificazione, della mescolanza (fra codici diversi, fra l’alto e il basso, ecc.), del cortocircuito (tipico di tante parole ibride, formate da mozziconi di altre parole: da adultescente ad apericena, da bicipolitana a trapizzino) e, soprattutto, del cambiamento (anche per la proliferazione dei simboli di un incipiente neoalfabeto per immagini). 

In altre interviste hai dichiarato che Lucio Battisti, un cantautore, ha salvato il termine “uggioso”. Che fine hanno fatto la letteratura e la poesia? Oggigiorno (soprattutto quest’ultima) è ancora un efficace e diffuso strumento di diffusione e conservazione del linguaggio? O dobbiamo rifugiarci negli esperimenti metalinguistici dei social, dell’informatica e di certe forme di espressione musicale?
Letteratura e poesia sono luoghi di ancoraggio del sapere ancora in grado di esercitare un ruolo importante. Insegnano a storicizzare, a illuminare una lingua nei suoi stadi pregressi, a riflettere sulla capacità dei singoli di contestualizzazione del lessico. Aiutano inoltre noi adulti a impegnare i nostri giovani fuori dalle loro "superfici", come ho detto in un'intervista. Non perché siano giovani superficiali, tutt’altro. Accade semplicemente che navighino in quell’immenso oceano che è Internet senza mai immergersi nelle sue acque. E noi adulti, spesso, restiamo lì a guardarli dai nostri fondali (la storia, la tradizione o altro).

Oggi, in piena emergenza COVID, il problema sta diventando non solo quello di rimanere senza parole, ma di rimanere, letteralmente, senza carta, cioè senza tutta la filiera dell’industria editoriale capace di supportare e diffondere l’uso della parola? Cosa possiamo concretamente fare al riguardo?
Considerare il libro cartaceo come un oggetto non (ancora) sostituibile. Se un giorno dovesse effettivamente apparire superfluo, o semplicemente ininfluente ai fini dell'evoluzione del sistema culturale (nei suo aspetti storici, linguistici, cognitivi, ecc.) dovremmo rassegnarci e alla fine rinunciarci. Fino ad allora dobbiamo sforzarci di capire che anche solo la modalità di approccio alla lettura che è in grado di garantire è cosa diversa (anzi: molto diversa) dalla modalità di approccio al libro digitale.

Ogni missione ha la sua icona o la sua mascotte. Il WWF ha il panda. Quale è la parola italiana più abbandonata e derelitta, dovendone salvare una?  Magari anche questa intervista aiuterà a rivitalizzarla.
Non saprei. Sono però da tempo affezionato a "premura", perché rallenta la fretta (anche solo nel pronunciarla). Poiché continuo a investirci sopra, la mia parola potrebbe essere questa.
 
Torna Indietro
Lascia un Commento

Scrivi un commento

Scrivi le tue impressioni e i commenti,
verranno pubblicati il prima possibile!

Ho letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 D. lgs. 30 giugno 2003, n.196

Massimiliano Bellavista

Massimiliano Bellavista
Massimiliano Bellavista è consulente di direzione, blogger (www.thenakedpitcher.com) e docente di Management strategico presso l’Università di Siena. Vincitore di premi letterari, suoi racconti e poesie sono pubblicati su riviste e antologie. Scrive una rubrica fissa per la rivista stroncature.com. Tiene regolarmente seminari di scrittura e in merito alla valorizzazione ed alla comprensione del libro antico come bene letterario e culturale. A Siena anima la scuola di scrittura Recensio. Riguardo alle sue opere di narrativa, poesia e management, pubblicate in italiano ed in inglese, tra le più recenti ricordiamo: Le reti d’impresa (Franco Angeli, 2012); Anatomia dell’invisibile (Tabula Fati, 2017); L’ombra del Caso (Il Seme Bianco 2018) e The Naked Pitcher (Licosia 2018); Dolceamaro (Castelvecchi 2019); Marketing e management degli impianti sportivi (Azzurra 2019); Vertical Farming (Licosia 2019)
 
Vai all' Autore

Libri in Catalogo

NEWS

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x