Rainer Maria Rilke

Orfeo. Euridice. Hermes

€ 12,00

Casa Editrice: Press & Archéos

Anno: 2018

N. Pagine: 76

Formato: 13x19.8

Rainer Maria Rilke (Praga 1875 – Valmont 1926), una delle figure più rappresentative del ‘900, non solo letterario. Sperimentatore e innovatore del linguaggio poetico, spesso contaminato con modelli espressivi derivati dalle arti figurative. Ha impresso svolte decisive alla sua produzione, passando dal soggettivismo neoromantico a quella “poesia oggettiva” che ne ribalta lo statuto, a vantaggio di una rappresentazione della realtà. L’incontro a Monaco con Lou Andreas Salomé gli consentì di aprirsi alla filosofia e alla psicanalisi (conoscendo personalmente Freud) e di intraprendere viaggi formidabili – matrice forse di continue peregrinazioni, fino all’approdo al castello di Muzot nel 1922, dove portò a compimento l’opera di una vita: le Elegie Duinesi e i Sonetti a Orfeo. Di questa grande avventura si ricordano soprattutto le tappe fondamentali delle Nuove Poesie (1907), dei Quaderni di Malte Laurids Brigge (1909), dei Requiem dello stesso anno, nonché delle ultimissime raccolte scritte in francese, Verzieri, Rose, Quartine Vallesane. Riposa nel cimitero di Raron, sotto una lapide che reca l’epitaffio scritto di proprio pugno: Rosa, pura contraddizione. Piacere di essere il sonno di nessuno sotto infinite palpebre.

Riprendere Orfeo. Euridice. Hermes in traduzione, dopo alcune storiche versioni che hanno caratterizzato con risolutezza l’impatto di Rilke in Italia – da Leone Traverso e Vincenzo Errante, a Antonio Prete, passando per Giaime Pintor e molti altri – sarebbe impresa vana, addirittura sfrontatezza, se non si avvertisse un’urgenza ulteriore, simile a quella che ha animato una traduzione dei Sonetti qualche anno addietro. Rinnovato interesse che mette in relazione la scrittura rilkiana con alcuni tratti del pensiero psicanalitico in merito non solo all’impatto della pulsione di morte – di cui la narrazione del poemetto è illustrazione –, ma soprattutto quel motivo orfico che lavora ogni storia d’amore. Amore possibile perché impossibile e fallimentare – tanto reale e urgente da mancare la presa e divenirne l’emblema: come nel transfert e nella traduzione (che per Freud, e non solo, hanno stesso nome: Übertragung).
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