Nuovo Canto popolare. "Le radici nella musica" suonano nel tempio della classica

Siena il 11/04/2018 - Redazione
Giovedì 12 aprile alle 21.00 a Palazzo Chigi Saracini torna "Tradire. Le Radici nella musica", la serie di appuntamenti che questa volta ospita sul palco del Salone il pianista e compositore Luigi Pecchia con gli archi del Limes Ensemble. Intitolata “Transiti”, la serata sarà dedicata al passaggio dei canti popolari dalla cultura orale alla pagina scritta. Nati per accompagnare i sentimenti e le passioni quotidiane, fin dall’inizio del Novecento i compositori hanno raccolto canti nelle campagne e sulle marine, con l’intenzione di vestirli di nuovi suoni e di dargli nuove memorie. Altri ne hanno inventati, con il sogno che potessero essere accolti e fatto propri dal popolo, come se fossero nati “senza autore”.

Anche in tempi i più recenti, Astor Piazzolla ha raccolto il suono dei bassifondi di Buenos Aires, lo scalciare ritmico dei ballerini di milonga e i dolci valzer che cullano i passi delle prostitute nella notte porteña. Li trasformati in uno scenario sonoro per raccontare di Maria, sedotta dal Bandoneon e condannata a morire due volte. Sulle tavole di un altro palcoscenico, a Milano, Fiorenzo Carpi ha inventato con Giorgio Strehler i lamenti della mala milanese e accompagnato i mille suoni della voce di Dario Fo. Per gli spettatori del cinema ha mescolato i flauti e le ocarine campagnole con le chitarre rock delle città, regalando alle avventure di Pinocchio le musiche che oggi tutti ricordiamo insieme alle immagini di Luigi Comencini.

Luigi Pecchia ha trascritto alcune delle musiche di “Maria de Buenos Aires”, che Piazzolla aveva composto pensando alla voce di Milva, e le ha trasformate in una suite dove i suoni del tango nuevo dialogano con le atmosfere del Novecento italiano. Ha raccolto motivi tradizionali siciliani, salentini e molisani per farli ricantare dagli archi di un quintetto da camera. Ha preso i temi del Pinocchio di Carpi per farci dei “Divertimenti e Variazioni” in cui le melodie passano da uno strumento all’altro come in un gioco di bambini. Il Limes Ensemble porta nel nome il confine fra culture e memorie, quel luogo attraverso cui transitare più volte per incontrare se stessi, le proprie radici e i ricordi che vorremmo ritrovare al futuro.
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