150° dell’Unità d’Italia, Cetona riscopre tre figure centrali del Risorgimento

il 12/01/2011 - Redazione

Interpretando il 150° dell’Unità d’Italia come occasione unica per riscoprire il proprio passato non solo nazionale, ma anche locale, il Comune di Cetona avvia, a pochi giorni dall’inizio del 2011, i propri festeggiamenti organizzando, in collaborazione con il portale Toscanalibri.it, la presentazione di tre volumi, sabato 15 gennaio alle 17.30 presso la Sala Polivalente in Via Volpini.

I volumi - I libri, incentrati, su altrettante figure di grandi personaggi protagonisti degli eventi dell’epoca - in diverso modo legati alla storia di Cetona, della Toscana, del Paese – saranno presentati da due degli autori, Luigi Oliveto e Michele Taddei, e dal Sindaco di Cetona Fabio Di Meo che sottolinea come essi rappresentino un’occasione importante, in particolare per i più giovani, per ripercorrere le tappe fondamentali di questa pagina del passato nazionale, ma anche di quello locale.

Il primo libro - “Qui sostò l’eroe. Garibaldi in terra di Siena” di Luigi Oliveto (primamedia editore) in particolare descrive una pagina di storia senese e di Cetona che, durante la fuga di Garibaldi da Roma nel luglio 1849, ospitò il Generale. Il libro ricorda, tra l’altro, l’episodio del dono delle donne di Cetona ad Anita che incinta seguiva Garibaldi nella spedizione. Il volume prosegue poi raccontando le altre tappe senesi, dall’accampamento di Sarteano, al brutto quarto d’ora a Colle Valdelsa. E ancora, l’accoglienza nel 1867 a Siena, l’anticipazione del Palio in suo onore, i servizi fotografici e le dediche, le cronache dell’arresto a Sinalunga nei rapporti della polizia e della stampa dell’epoca. Ma anche le successive testimonianze di un’“epopea senese” che è giunta ai giorni nostri attraverso tanti monumenti, lapidi e piazze dedicate all’Eroe risorgimentale, come quella di Cetona. Il lavoro è curato da Luigi Oliveto, quasi un inviato “al seguito”, che racconta anche il clima sociale e politico negli anni pre-unitari e subito dopo l’Unità d’Italia, e raccoglie anche testi di Sergio Bologni, Giorgio Alberto Doricchi, Giorgio Gengaroli, Doriano Mazzini, oltre ad un ricco repertorio fotografico realizzato da Gianni Vagheggini.

Il secondo libro - Il secondo volume invece, “Siamo onesti! Bettino Ricasoli, il barone che volle l’unità di’Italia” di Michele Taddei (edito da Mauro Pagliai) è incentrato sulla figura di questo personaggio che fu centrale nella storia del Risorgimento italiano, ma non solo. Gonfaloniere di Firenze prima, dittatore di Toscana poi, Presidente del Consiglio dell’Italia unita nel 1861 e nel 1866, fu anche fondatore del quotidiano La Nazione, sperimentatore in agricoltura e “padre” del primo disciplinare del vino Chianti. In ogni capitolo è raccontato, tramite la sua viva voce, un lato della sua vita. L’ultimo capitolo racconta invece sotto forma di dialogo i rapporti che egli ebbe con altri protagonisti del Risorgimento italiano: Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi e Mazzini. Molte sono le sorprese e le curiosità storiche, ma il libro getta nuova luce soprattutto sul Bettino “privato”. Michele Taddei infatti ci fa entrare nel personaggio e scalfire quell’arcigna armatura caratteriale che lo portò a essere ricordato come il Barone di Ferro.

Il terzo libro - Il terzo ed ultimo volume, “Miss Uragano” di Paolo Ciampi (Romano Editore) descrive la figura di Jessie White: l’inglese infermiera, militante, giornalista e corrispondente di guerra, che fu anche figura chiave del Risorgimento. Una “Miss Uragano” che a fianco dei grandi protagonisti del Risorgimento ha contribuito a creare l’Italia e scriverne la storia. Eroina inglese, folgorata dall’amore per l’Italia, Jessie White venerò Mazzini come maestro, si lasciò conquistare da Garibaldi come uomo e come eroe, ebbe come amici personaggi del calibro di Agostino Bertani e Carlo Cattaneo. Prestò la sua opera come infermiera, come giornalista e corrispondente di guerra per i giornali italiani, americani e inglesi, lasciandoci una monumentale biografia di Garibaldi e i suoi tempi. Di lei Giosuè Carducci diceva: una gran donna a cui, lo scrivo senza enfasi, noi Italiani dobbiamo molto.

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