“Addio Seconda Repubblica nel verdetto delle urne”. Parla il docente Luca Verzichelli

il 04/03/2013 - Redazione

Ad una settimana di distanza dal ritorno alle urne per le elezioni politiche, un Paese spaccato in tre si riflette in Camera e Senato rendendo difficili quelle ipotesi e quegli ampi margini di legislatura che, solo tre mesi fa, nel dopo primarie Bersani-Renzi, sembravano prevedibili. Mentre si rincorrono le ipotesi di “Governissimo” e accordi bipartisan, compromessi quantomai storici e fiducie ad interim, sullo sfondo dei botta e risposta coloriti tra i leader di partito, movimento o coalizione, il fattore che sembra quantomai certo è il de profundis della Seconda Repubblica e di un sistema partitico che ha fallito. Con il professor Luca Verzichelli, docente di Sistema Politico Italiano all’Università di Siena, l’analisi sulla campagna elettorale che ha ribaltato i pronostici, sui verdetti delle urne, sulle prospettive reali di Governo e su come e quanto queste elezioni abbiano cambiato il sistema politico italiano.

Debacle del centrosinistra, risultato oltre le aspettative per il centrodestra. Come è potuto succedere?
«Scarsa attenzione da parte del leader del centrosinistra ad una dinamica che si stava evolvendo portando gli specialisti delle campagne elettorali a parlare dei temi classici: le tasse viste al contrario. Nella storia delle elezioni ci sono esempi straordinari di illusioni fiscali create ad hoc. In questo Berlusconi, invece, è l’asso ed ha fatto un piccolo miracolo in questo aspetto riuscendo a recuperare da una sconfitta che avrebbe potuto essere per lui dai toni disastrosi. Bersani si è fatto prendere in questa discussione in cui, parlando solo di Imu, tasse da restituire ed elementi più facili da comunicare, si è messo in ombra le proposte forse più realistiche ma molto “gotiche” del centrosinistra. Berlusconi ha recuperato, soltanto sulla sua lista, sicuramente più di tre punti percentuale nelle ultime due settimane»
Con Renzi al posto di Bersani ci sarebbe stato lo stesso destino per il centrosinistra?
«Se durante le primarie fosse stato avvertito da parte del centrosinistra un rischio di ingovernabilità, probabilmente ci sarebbe stato il tempo di una divisione più netta del lavoro tra Bersani e Renzi. Con la spada di Damocle di una non vittoria elettorale probabilmente Renzi avrebbe continuato a cementare un consenso che il centrosinistra ha chiaramente perso. Dopo le primarie Renzi ha correttamente svolto il ruolo dello sconfitto dandosi da fare per il suo partito in stile molto americano, ma non poteva fare altro e il Pd non aveva più il tempo di tirare fuori dal cilindro il cosiddetto “campaigner”»
Sotto l’occhio attento degli altri Stati Europei cosa ci attende oggi per il Governo di questo Paese?
«Uno scenario possibile sembra essere il cosiddetto “Governissimo” o comunque un Governo basato sulle larghe intese e riforme di tipo non strutturale. Sarebbe forse più incisivo da un punto di vista delle riforme, ma molto breve nell’arco temporale, l’altro scenario, ossia quello di un Governo basato sul “soccorso” del Movimento 5 Stelle in Parlamento. Quest’ultimo credo che sia nella logica un primo tentativo verso cui si stia orientando la leadership del Partito Democratico, ma la vedo una prospettiva veramente difficile. Sono d’accordo con coloro che hanno parlato di missione impossibile. Si potrebbe casomai pensare ad un tentativo basato solo su tre elementi: riforma del sistema elettorale, costi della politica e riduzione dei parlamentari, legge sul conflitto di interessi. Sostanzialmente un “Governo di scopo”. Credo che questa legislatura si quella che deve togliere al Paese due castagne dal fuoco: mettere in sicurezza di fronte ai rischi di una nuova situazione di turbolenza europea e l’elezione del Presidente della Repubblica. Lo scenario di un “Governo di scopo” della durata anche solo di qualche settimana deve essere assolutamente preso in considerazione»
Quanto ha influito “Il Porcellum” nell’esito elettorale?
«Il Porcellum ha molti padrini ma anche due genitori, entrambi eletti al Senato, e rispondono al nome di Silvio Berlusconi e Roberto Calderoli. Credo che oggi si rendano conto di cosa hanno fatto. Questa è una legge che determina non la mancata certezza di una maggioranza diversa tra Camera e Senato, cosa che tra l’altro tutti i sistemi elettorali inseriti nel sistema bicamerale come quello italiano possono comportare, ma determina la quasi totale certezza di un’asimmetria che si traduce in mancanza di governabilità. Credo che questo sia un elemento che ho sempre definito un attentato allo spirito della nostra Costituzione. Forse anche il senso dell’aumento del consenso per il Movimento 5 Stelle è anche qui, cioè non credere più alle illusioni di una classe politica che non riesce a cambiare neanche queste regole elementari che ormai tutti hanno capito essere regole per distruggere e non per creare. Con questa legge un sistema partitico certo non può venir fuori. E’ una legge artificiale che violenta la Costituzione Italiana».
Quanto è cambiato il sistema politico italiano dopo queste elezioni?
«Con un’altra legge elettorale e per come siamo messi oggi ci sono due cose da cui ripartire. La prima è la constatazione della fine per la seconda Repubblica e per il suo sistema partitico dato che un terzo dell’elettorato è fuori dagli schemi tradizionali dei partiti e le due grandi coalizioni fanno fatica a raggiungere il 60%. Come dire, un fallimento totale. Su 75 italiani su 100 che votano il 40% non crede nei partiti che dovrebbero garantire la governabilità in una logica di alternanza. All’interno di questi poli ci sono però delle certezze e il Movimento 5 Stelle è una di queste. E’ evidente poi che non esiste dentro il recinto del centrodestra un partito alternativo a Berlusconi. Dall’altra parte il centrosinistra è il Pd. Rivoluzione Civile ha fatto un exploit a dir poco imbarazzante così come Sel da sola non sta in piedi. In sostanza non siamo più di fronte ad una bipolarità tendente al bipartitismo ma, al tempo stesso, in ogni campo ci sono delle case, su cui la gente si divide, ma che sono case abitabili. Vedremo quale sarà l’abitabilità a lungo termine del Movimento 5 Stelle, questo è l’elemento più interessante».

Cristian Lamorte

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