Arte contemporanea in uno scenario medievale. Antony Gormley espone a San Gimignano

il 07/05/2012 - Redazione

Pechino, Parigi, Firenze, Amburgo, Rio de Janeiro, San Paolo e Brasilia. Il tutto passando però da San Gimignano. È questo il prestigioso percorso espositivo delle opere di Antony Gormley, uno dei più grandi scultori contemporanei, che la scorsa settimana si è presentato al pubblico italiano con il progetto “Vessel”, allestito negli spazi della Galleria Continua oltre che negli angoli più suggestivi e lungo le vie della città turrita. Il tutto arricchito da una grande nuova opera appositamente concepita per l’ex cinema-teatro di San Gimignano. Questa mostra va ad arricchire il nutrito calendario di eventi speciali in Italia e nel mondo: dopo la Città delle torri, le opere di Antony Gormley saranno ospitate nei prossimi mesi a Firenze, nell’ambito di una collettiva alla Galleria dell'Accademia, e in alcune personali che si terranno in Germania, al Deichtorhallen Hamburg GmbH di Amburgo, e in Brasile presso il Centro Cultural Banco do Brasil a San Paolo, Rio de Janeiro e a Brasília.

Contemporaneo e moderno
- Uno scenario impressionante è quello che “Vessel” riesce a proporre a San Gimignano. Si possono cogliere sculture monumentali, istallazioni ambientali, e opere recenti. Una vera e propria celebrazione per l’architettura che l’artista inglese propone per l’arte a fruibilità pubblica. L’esposizione si costituisce di 12 opere in ferro massiccio, una “Brathing room” nello spazio Torre, dove il visitatore è chiamato a interagire con grandi cornici architettoniche, ma anche di celebri istallazioni di Gormley come “Base” che racchiudono l’idea di un corpo vuoto assente, tematica che ritorna spesso nella scultura dell’inglese. Il fulcro è rappresentato da un’opera di vaste dimensioni che dà il titolo a tutta la mostra: “Vessel”, trait de liaison tra il progetto espositivo di San Gimignano e il progetto realizzato da Antony Gormley per la sede francese di Galleria Continua. A Le Moulin di Parigi, l’indagine sulle diverse variabili nel rapporto fra corpo umano e spazio abitativo si declina in “Space Station”, una scultura di ventitré tonnellate, alla quale è possibile accedere tramite un piccolo passaggio posto a lato dell’opera. “Vessel” invece, composta da trentanove parallelepipedi di acciaio sovrapposti, sovverte il tropo rinascimentale della città a forma d’uomo: infatti rappresenta un uomo a forma di città. Questo antimonumento supino non manca di suscitare grandi interrogativi sul ruolo sociale e ispiratore della scultura e sul suo potenziale in quanto veicolo di un’esperienza corporea immediata. Quattro nuove opere fanno ricorso al principio della matrice-bolla per esplorare il modo in cui le bolle, tra le forme più sfuggenti, si uniscono in una sorta di nuvola. Mutuato dalla struttura della materia e applicato al corpo, questo linguaggio getta una nuova luce sulla sua natura caduca dell’essere umano. Una serie di esposizioni che accompagnano passo passo il percorso del visitatore che culminano in “Sum”, un agglomerato espanso di forme solide, poliedriche, disposto direttamente sul pavimento. Ne viene fuori un gioco tanto affascinante quanto interlocutorio. Un laboratorio continuo in cui tutti cercano di ricercare dei topos che possano descrivere la propria realtà, usando allo stesso tempo modelli e prototipi del linguaggio corporale e dell’architettura. In apparenza due mondi agli antipodi. È forse questa la più grande magia dell’opera di Gormley: il riuscire a coniugare in un’unica cosa il corpo collettivo e quello individuale rendendo la scultura un’autentica cassa di risonanza per la propria esperienza di vita.

A cielo aperto - Una mostra, quella di San Gimignano, che si apre e abbraccia pressoché tutta la cittadina. Nel Giardino della Galleria è istallato un doppio lavoro in marmo, mentre lo stesso Gormley ha scelto luoghi aperti all’interno del centro storico per posizionarvi sei calchi del suo corpo. Opere, realizzate in collaborazione e con il patrocinio del Comune di San Gimignano, che tematizzano lo slittamento del ruolo sociale della scultura da memoriale celebrativo dell’eroismo a oggetto di riflessione che stimola l’osservatore a prendere coscienza della propria posizione nello spazio e nel tempo. Queste installazioni in particolare e l’esposizione nel suo complesso, ci rivelano un artista teso a riconciliare lo spazio soggettivo dell’individuo con il concetto dell’universo in continua espansione, interrogandosi su come il progetto umano rientri in questo ordine di cose.

Andrea Frullanti

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