Ciak si gusta, pellicole da divorare insieme a Lorenzo Bianciardi

il 11/07/2011 - Redazione

Ci sono diversi modi di raccontare una storia o un’emozione. Per esempio, la si può leggere nelle pagine di un libro così come la si può guardare e vivere attraverso un proiettore e le immagini di una pellicola. Un rapporto, quello tra letteratura e cinema, visto da tanti come conflittuale e “concorrenziale”. In realtà si tratta di due modalità espressive diverse finalizzate però ad un unico e comune scopo. Narrare una storia, evocare sensazioni, emozionare, in una parola “vivere”. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Bianciardi, semiologo senese e autore de “Il sapore di un film” (Protagon), un volume nel quale si scava nell’essenza stessa di un cinema visto come fonte evocativa e caratterizzante di sensazioni del tutto particolari e nuove, un po’ come avviene durante la lettura di un buon libro.

Lorenzo, come può un film “avere sapore”? - “È il paradosso su cui gioca il mio libro, sin dal titolo. Un film non ha sapore in sé, perché non è percepibile dagli spettatori attraverso gli organi di gusto. Ma, se ci pensiamo bene, a chi non è capitato di uscire dal cinema con l’acquolina in bocca? Certo, è un sapore che viene trasmesso vivendo sensazioni ed emozioni spesso “riflesse”, vissute in prima persona da altri, che sono i personaggi sulla scena. Ma la forza del cinema è proprio questa: riesce a descrivere la realtà ma si spinge anche oltre, andando dritto al cuore delle emozioni. E perché no, delle sensazioni”.

Oggi ci sono diversi modi per usufruire di un film, dal cinema all’home theatre, dal pc al dvd. Tu come ami guardare i film? - “Facendo un compromesso tra l’antico e il moderno. Io amo vedere il fascio di luce: è per questo che quando non riesco ad andare al cinema, mi piace guardare i film in dvd a tutta parete dal mio proiettore di casa”. 

Qual è il genere (o i generi) cinematografico che l’appassiona di più? - “Mi piacciono tutti i film che raccontano storie del vivere quotidiano. Forse è anche per questo che mi appassiono meno al genere horror o alla fantascienza”.

Sono tanti i film che si ispirano o prendono spunto da libri. Come nasce questo rapporto, cosa c’è in comune e cosa li differenzia? - “Che sia raccontata nelle pagine di un libro o attraverso le immagini di un film, sono convinto che sia sempre la profondità di una storia a fare la differenza. Parafrasando Paul Klee, potremmo semmai dire che il cinema rende immediatamente visibile quello che invece il romanzo lascia un po’ di più all’immaginazione”. 

Qual è secondo te il film “più gustoso” di tutti i tempi? - “Per i suoi richiami più espliciti al gusto, direi Chocolat. Grazie anche alla tecnica del ralenty, infatti, certe scene solleticano davvero lo spettatore a leccarsi i baffi al solo pensiero delle prelibatezze preparate da Juliette Binoche”.

Dai tempi dei fratelli Lumière in cui il pubblico scappava dalla sala alla vista della famosa locomotiva di tempo ne è passato. Eppure i film (i bei film) hanno sempre la capacità di toccarci, di commuoverci e farci ridere. Insomma riescono a scavare nel profondo di ognuno di noi. Come mai? - "Perché dietro la realizzazione di un film c’è sempre il lavoro delle persone, con la loro capacità infinita di descrivere cose nuove, di sperimentare, scavando nel profondo e cercando di trasmettere le proprie emozioni attraverso le immagini”.

A tal proposito, se si guarda all’offerta cinematografica di oggi, si nota che c’è una grande varietà di film in 3D e con audio capace di circondare a 360° lo spettatore. Mancano le idee però, quelle che forse riescono ad evocare sensazioni veramente profonde e toccanti. Sei d’accordo?  - “Non del tutto. È vero, le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di fare cinema. Alcuni anni fa, in Canada, mi è capitato di provare tra i primi l’esperienza dell’Imax, il cinema a 360° con gli occhialini in 3D. È stato bello, ma niente a confronto con le emozioni che mi hanno fatto provare film senza effetti speciali, come ad esempio Big Fish, Tutto su mia madre, fino al più recente Il discorso del re. Io continuo ancora oggi ad emozionarmi per certi film, ma soprattutto grazie a certi registi, che cerco nelle sale e di cui so che mi posso fidare. Non sono le tecnologie a fare un buon film, ma sempre le storie raccontate”.

SOTTO TORCHIO
LIBRO E AUTORE PREFERITO -
Italo Calvino, a cui tra l’altro faccio “aprire” il mio libro. Tra le sue opere, la mia preferita è Lezioni americane.

L’ULTIMO LIBRO LETTO - Glifo di Percival Everett, uno scrittore americano veramente originale.

IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI - Per restare in ambito cinematografico, consiglio un libro poco conosciuto: Kieslowski racconta Kieslowski di Danusia Stok, che racconta il regista che, per primo, mi ha fatto innamorare del cinema.

LEGGERE E’… Non smettere mai di sognare… e di imparare. 

Andrea Frullanti

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