Coraggio e sguardo al futuro. Così gli italiani realizzarono “La strada dritta”

il 07/06/2011 - Redazione

“Un’epopea moderna, con protagonisti e comprimari, personaggi realmente vissuti o inventati, ma tutti pieni di passato e con un grande senso del futuro,” così ha definito il giornalista Paolo Franchi il libro “La strada dritta”, opera prima di Francesco Pinto, responsabile del centro di produzione Rai di Napoli, nel corso della presentazione promossa nei giorni scorsi a Cetona dalla Fondazione Lionello Balestrieri e dall’Amministrazione comunale.

Il libro - Coraggio e futuro sembrano in effetti la chiave di lettura della storia che Pinto narra: la storia della costruzione dell’Autostrada del Sole, iniziata nel 1956 con l’inaugurazione dei lavori senza nemmeno un progetto e terminata in meno di otto anni nel 1964 con la realizzazione di una strada dritta di 755 km, cui il MOMA (Museum of Modern Art) di New York decise di dedicare una mostra dal titolo “Un’opera d’arte italiana”. “E pensare che gli italiani – ha spiegato Pinto nel corso della presentazione – erano andati otto anni prima a copiare dagli americani perché un’autostrada non l’avevano mai costruita. Ma seppero procedere, con coraggio e senso di orgoglio nazionale e l’opera risultò unica e originale. Tutti dai responsabili dei lavori all’ultimo operaio, lavorarono con il massimo impegno, quasi con la voglia di riscattare il senso di vigliaccheria con cui l’Italia era uscita dalla guerra.”

Le parole dell'autore - Una bella storia italiana, che Pinto ha voluto raccontare oggi, ha spiegato nel corso della presentazione: “come occasione di riscatto anche rispetto al senso di rassegnazione diffuso attualmente tra gli italiani”. In questa storia gli italiani possono infatti riscoprire il coraggio e la capacità di scommettere sul futuro che hanno avuto solo pochi decenni fa e che oggi più che mai, in tempi di crisi economica e di risorse pubbliche sempre più limitate, andrebbe ritrovata, soprattutto nella realizzazione delle infrastrutture.

Il commento delle istituzioni - “Nel romanzo di Francesco Pinto - ha dichiarato infatti l'assessore regionale alle infrastrutture Luca Ceccobao - si ritrovano il coraggio e l'entusiasmo per un progetto di grande innovazione, sentito come tale dai protagonisti, ed emerge la loro battaglia contro gli ostacoli opposti da una burocrazia miope, buona solo a mettere ostacoli. Nonostante resistenze di ogni tipo, localismi, e politici non sempre lungimiranti, l'Italia seppe darsi una 'strada dritta' di oltre 700 chilometri, diventata la spina dorsale del paese, in soli otto anni. Tempi che se confrontati con quelli attuali, ci sembrano inarrivabili. Per questo serve cambiare passo, soprattutto per l'Italia centrale. La Toscana vuole scommettere sulle infrastrutture, vogliamo strade piů moderne e sicure, per dare più servizi ai cittadini e rendere più competitive le nostre aziende. Le infrastrutture sono una chiave di sviluppo essenziale. Devono essere inserite in maniera corretta nel paesaggio e nel territorio, ma vanno realizzate. Non possiamo permetterci strade obsolete e pericolose come la Siena -Firenze, eterne incompiute come la Due mari, o parlare da 40 anni dell'autostrada Tirrenica." A riportare la riflessione sulla situazione della rete viaria locale attuale ha contribuito anche l’assessore provinciale alle infrastrutture e mobilità Marco Macchietti che però, cetonese, ha voluto ricondurre il discorso anche su un piano locale dell’importanza che questa infrastruttura ebbe per il territorio di Cetona e della Valdichiana, in quanto portò lavoro e persone, anche se nel lungo periodo, accorciando le distanze con le grandi città, contribuì forse anche agli spostamenti della popolazione. Macchietti ha voluto ricordare inoltre, insieme a Sirio Bussolotti, presidente della Fondazione, i giochi e la curiosità dei giovani di allora rispetto a questo grande cantiere dell’autostrada e tutte le leggende che attorno alla grande costruzione fiorirono. La capacità di evidenziare l’aspetto sociale dei cambiamenti avvenuti in quegli anni, anche grazie a questa importante opera del resto, è un altro pregio del libro di Pinto, come evidenziato anche da Stefano Maggi, professore di storia contemporanea all’Università di Siena:“un romanzo storico moderno – lo ha definito il docente – una storia sociale dell’Italia di quegli anni, mentre comparivano le prime ‘500 e i primi beni durevoli.” “Lavorare sul futuro rielaborando il passato in maniera meno frettolosa di come si fa di solito, - ha concluso Paolo Franchi – è dunque l’occasione che un romanzo come La strada dritta offre”. Un’occasione da non perdere.

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