Di gusto. Mangiarsi tutte le parole

il 11/07/2011 - Redazione

Anche i libri hanno un sapore, e non solo quelli che trattano di cibo. Esistono d’altra parte i gusti letterari e pure in tal caso si può parlare di palati fini. Così come abbiamo persone avide di lettura, romanzi indigeribili e pagine gustosissime; e c’è chi, masticando piuttosto bene il francese, legge Baudelaire in lingua originale. Oppure, per nostro inconsolabile smacco, si possono avere figli che magari stanno molto sui libri ma non assimilano. Ecco, dunque, che le medesime parole vanno a definire il nutrimento del corpo e della mente, quasi a conferma della celebre battuta con cui diverte richiamare i tre perenni interrogativi dell’essere umano: da dove veniamo, dove andiamo, a che ora mangiamo. Figuriamoci poi se i libri presi in pasto discettano di filosofia, la quale, notoriamente, “ipse alimenta sibi”, cioè trae da se stessa il proprio nutrimento, tanto che in antico era raffigurata come un’orsa nell’atto di spolparsi le zampe.

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Luigi Oliveto

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