“Faccio un elogio alla mia bella Siena”. Parla Ivano Scalabrelli, poeta della contrada della Lupa

il 15/06/2009 - Redazione

Ivano Scalabrelli, vincitore del quinto premio del concorso nazionale di poesie “Il Forte” nella sezione raccolta inedita, è un poeta neofita. Come tanti a Siena, è stato per tutta la vita lavorativa un funzionario di banca, che una volta in pensione si è dedicato anima e corpo alla poesia. “Questa scelta è stata una reazione – sostiene Scalabrelli-. Il mondo bancario è molto arido, fatto solo di numeri e di corse, quindi agli uomini rimane di darsi alla letteratura, alla poesia, all’arte o al mobile antico”. Scalabrelli è il poeta della contrada della Lupa e allievo del “Laboratorio del sonetto”, coordinato da Francesco Burroni in collaborazione con il poeta estemporaneo di origine maremmana Enrico Rustici.

L’attività del laboratorio consiste nell’improvvisare in versi, tutti rigorosamente in ottava rima, qualsiasi tema, dalla fine di un amore, alla gioia, al gioco, al dolore, alle disfide dei contradaioli, all’Amore assoluto. La poesia è quell’arte di scrivere ed esprimere concetti, sentimenti e pensieri, con un tono e un modo che ancora non si piegano ai diktat dell’era digitale. Dal sonetto toscano, alla canzone leopardiana, passando per la poesia ermetica, i poeti raccontano spazi di vita scanditi da tempi e da velocità immutabili, tanto che la poesia è forse l’unica forma d’arte eterna. Ognuno di noi si può ritrovare, identificare e addirittura scoprire, in versi che hanno mille anni, così come in canzoni estemporanee gettate di pugno sul momento.

Ivano Scalabrelli ha una capacità disarmante di improvvisazione teatrale e di creazione di versi hic et nunc, tanto che mentre parliamo delle sue origine maremmane, intona un sonetto in ottava rima. “Faccio un elogio alla mia bella Siena, città dove mi trovo e son cresciuto, per lei ho devozione grande e piena, alla mia storia ha dato un contributo, ma amo tanto la maremma amena, dove i natali miei ho conosciuto, laggiù c’è la mia gente quella vera, è rude certo ma molto sincera”. Al termine del sonetto mi spiega che “il bernescante”, ovvero il contradditorio di un’ipotetica rappresentazione, dopo questi versi, è obbligato a prendere l’ultima rima per proseguire l’argomentazione in ottava toscana. Scalabrelli è così immerso nella poesia che a tratti da l’impressione di una persona capace di pensare in rima alternata. Per non perdere nulla scrive e registra i versi che gli vengono in mente ovunque, soprattutto nei viaggi da Siena a Chiusure, frazione di Asciano, in cui abita. Dall’inizio dell’anno ha già composto 156 sonetti e oggi coltiva la speranza di pubblicare una sua raccolta di 500 poesie.

Elisa Manieri

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