Gabellieri Itineranti. Tra storia e narrativa a spasso nel territorio dell’antica Repubblica di Siena

il 11/01/2011 - Redazione

Tra descrizioni di luoghi ed avventure di fantasia, Luca Bernazzi nel suo "Gabellieri itineranti" (Giovane Holden Edizioni) conduce i suoi lettori a spasso nel territorio dell’antica Repubblica di Siena. Messer Duccio dei Garbi e Messer Cecco di Guido i protagonisti, due funzionari della Balzana che lottano contro le contraffazioni e le frodi in campo enologico, due scaltri gabellieri addetti al controllo della corretta produzione del vino i quali, per far bene il loro lavoro, sono costretti ad incappare in ogni sorta di avventura, tra bettole, osterie e taverne di ogni tipo. Una lettura piacevole che permette di conoscere il territorio dell’antica Siena medievale senza annoiarsi, facendo seguire alle iniziali descrizioni dei luoghi (descrizioni storiche, geografiche e qualche volta anche artistiche) le peripezie dei due gabellieri itineranti: peripezie movimentate che “si fanno ben leggere”. Diciassette brevi capitoli, dedicati ognuno ad un paese o ad una località dell’antica Repubblica.

San Galgano e Montesiepi - La storia del santo che depose la spada nella roccia, figlio di Guidotto e Dionisia, aristocratici di comprovata fede cristiana. Nel 1180 il ritiro in eremitaggio, la vita solitaria in compagnia di una sola cerva e la preghiera, fino alla morte che lo colse nel 1181. E poi, dopo queste digressioni storiche, ecco la storia di fantasia dei due gabellieri in cerca del vino adulterato e l’incontro con una donna di malaffare che nel borgo di Frosini arrotondava a suo modo i guadagni dell’osteria.

Talamone - L’autore ci informa che la Repubblica di Siena affidò questo porto ad una nutrita colonia spagnola di catalani, la quale lo gestì in maniera tale da farlo migliorare sotto ogni punto di vista grazie alla loro esperienza marittima, da buoni mercanti di “Barzalona”. La Repubblica, da parte sua, garantiva alla colonia la sicurezza del porto di Talamone, approvvigionandolo con uomini e mezzi. E’ proprio in questo contesto che i due protagonisti gabellieri vanno a scovare un truffaldino oste che aveva fatto di tutto per attirare su di sé le attenzioni dei funzionari della Balzana. Infatti Malvino, questo il nome dell’oste, aveva mischiato ad un buon Sangiovese una tipologia di vino di origine spagnola, forse importata nel senese da dei pellegrini iberici diretti a Roma. Tale miscela costituiva una bevanda dall’ incredibile gradazione alcolica che, oltre a non rispettare le norme enologiche della Repubblica, ubriacava anche oltre modo i malcapitati avventori della locanda.

Arcidosso - Fiorente paese della zona amiatina, tra strade impervie, castagni e boschi. L’autore ricorda il castello ivi edificato dalla famiglia Aldobrandeschi seguendo specifiche indicazioni provenienti da studi Templari, e che per questo la credenza popolare lo considerava luogo ideale per strane alchimie. E non a caso è proprio in questa terra di montagna che i due gabellieri scovano un’osteria dove tutto sembra apparentemente regolare, e dove invece, su richiesta degli avventori, si possono ottenere facilmente delle erbe allucinogene da aggiungere al comune vino della locanda.

Altri luoghi - Ed ancora Murlo, San Lorenzo a Merse, Castel del Piano, il Castello del Potentino, Massa Marittima e Monaciano, Bagni a Petriolo e Montelaterone, Sassofortino, Torniella e Montalcinello. Un viaggio breve ma appassionante, che diverte ed istruisce senza mai appesantire la narrazione, facendo della brevità narrativa delle proprie sezioni uno dei suoi aspetti più gradevoli ed apprezzabili.

Duccio Rossi

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