Per due giorni docenti universitari, insegnanti di liceo, scrittori, attori e giornalisti si sono riuniti a Siena per riflettere sul mondo dei classici e sul loro rapporto con il quotidiano. L’occasione è stata offerta dal convegno I classici degli altri, organizzato dal "Centro Antropologia e Mondo Antico" di Siena. Tanti gli spunti di riflessione e interessanti gli argomenti affrontati. Tra le altre è stata particolarmente apprezzata l’iniziativa intitolata Classici contro: una serie di serate a teatro ideate da Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani, docenti al “Ca’ Foscari” di Venezia.
L’idea – “L’idea è nata tra il 2009 e il 2010 - ha spiegato Alberto Camerotto - in seguito ad un inverno rigido e ad uno mio stato di salute problematico. La sospensione dal lavoro” - ha spiegato il professore - “mi ha permesso di guardare i classici dall’esterno, da un altro punto di vista, e così è nata l’idea. In seguito la visita ad un piccolo ed antico teatro mi ha fatto accendere la lampadina: i classici andavano letti e fatti rivivere a teatro.”
Perché contro – “Classici contro”, una serie di serate il cui titolo è volutamente ambivalente (i classici che si scagliano contro qualcosa ma anche i classici che vanno incontro a qualcos’altro, come ha sottolineato la professoressa Puliga nell’introdurre i due docenti), sono un ambizioso progetto che ha come obiettivo la lettura e l’interpretazione di passi letterari del mondo antico che spingano il pubblico alla riflessione, un’occasione per esporre aspetti storico-culturali del mondo classico che in qualche modo hanno un filo diretto col nostro presente. Un filo rosso talmente evidente che non c’è bisogno di doverlo esplicitare, un filo rosso “così rosso e così diretto” che permette al pubblico di riflettere sull’oggi senza dover dire niente di più di quello di cui in realtà si parla, ovvero dei classici stessi. Abilità retorica e funambolismo? No, semplicemente il valore più profondo dell’essenza classica.
Il video di Giampiero Rosati – Per far capire meglio di cosa si stesse parlando, i due docenti dell’Ateneo veneziano hanno proiettato un breve spezzone di una delle sette serate: il professor Giampiero Rosati parlava del concetto di “corte”, intesa come insieme di persone, regole, abitudini e consuetudini relative al potere imperiale romano:“C’è insomma una corte ovunque vi sia un potere smisurato che eccede la norma e dei cui benefici si cerca di godere”, dice Rosati nella registrazione. “E al costituirsi della corte contribuisce molto la natura di chi è il centro del potere, cioè il carattere del sovrano, su cui fa leva l’astuzia dei cortigiani. Lo strumento primario messo in campo per la conquista dell’animo del sovrano” - continua Rosati - “è l’adulazione nei suoi confronti[…]. E’ insomma l’ipertrofia dell’ego del potente di turno la condizione patologica che alimenta il clima di servilismo dei regimi politici in cui l’adulazione cortigiana dilaga. Il presupposto necessario” – sottolinea Rosati - “è conoscere le cattive inclinazioni e i vizi del padrone […]. Il barone d’Holbach, in un saggio del 1764 sull’arte di strisciare ad uso dei cortigiani, ci dice che la nobile arte del cortigiano consiste nel tenersi informato sulle passioni e i vizi del padrone. Gli piacciono le donne? Bisogna procurargliele! E’ devoto? Bisogna diventarlo o fare l’ipocrita. E’ ombroso? Bisogna instillargli sospetti riguardo a tutti coloro che lo circondano. E così via.” Insomma, nessuno potrebbe dire che Rosati è fuoriuscito dall’ambito di una normalissima lezione di storia romana, ma certo non possiamo negare che i paralleli con i nostri giorni siano molto forti ed altrettanto gli stimoli e gli inviti alla riflessione.
Giasone – L’appuntamento con i due docenti dell’Ateneo veneziano si è concluso con una splendida lettura da parte di Filippomaria Pontani: un monologo immaginario pronunciato per bocca di Giasone, una riflessione sulla vita, sul destino, sui problemi. Citazioni dotte, richiami mitologici, la capacità di alludere all’attualità per mezzo dell’antico. La precarietà dei giovani di oggi che non sono destinati ad essere grandi come gli “eroi di una volta”, quegli eroi che invece hanno avuto tanta fortuna perché nati in un’epoca più prospera. La partenza di un giovane dalla casa paterna, lo scontro con la vita e le proprie responsabilità, l’imboccare la strada che permette di divenire adulti e costruire la propria vita. Tutte tematiche soltanto accennate, leggermente sussurrate per mezzo di allusioni e paralleli esposti per bocca di un Giasone – quello di Filippomaria Pontani – che non è solamente un personaggio della mitologia greca ma anche e soprattutto una voce del nostro tempo.
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