“Il libro è importante come internet nella formazione dei ragazzi”. Parla Domizio Baldini, insegnante di italiano

il 03/08/2009 - Redazione

Negli ultimi anni molte istituzioni che hanno percorso e promosso il cammino verso una lingua comune nel nostro Paese, stanno studiando i cambiamenti che l’italiano ha subito e subisce, per svariate ragioni. Tra le tante anche l’autorevole Accademia della Crusca sottolinea che a cambiare l’italiano non è stata solo la televisione, perché sulla comunicazione linguistica hanno influito molto le trasformazioni culturali e tecnologiche a tutti i livelli. A Siena lo studio dell’evoluzione della nostra lingua è indagato soprattutto nelle scuole. Domizio Baldini docente dal 1976, con un’esperienza d’insegnamento di Lingua Italiana in Inghilterra dal 1990 al 1996 per conto del Ministero degli Esteri, poi alla Scuola Media Cecco Angiolieri di Siena, è uno dei più interessanti ed esperti studiosi dell’italiano in Provincia di Siena. Dal 2003 il Professor Baldini è organizzatore e relatore di vari convegni in Italia e all’estero, fra cui il convegno senese “La classe ed oltre”, tutti resi possibili dal supporto della Fondazione Monte dei Paschi e dal Comune di Siena. Esperto in Information and Communication Technology (ICT) e Lavagne Interattive Multimediali (LIM), Baldini conosce tutte le evoluzioni testuali e di supporto della comunicazione, tanto che è responsabile della rete dell’ufficio scolastico provinciale “Ragazzi delle Terre di Siena”.

Dopo trentadue anni di insegnamento, come è cambiato l'italiano?
“È cambiato o sarebbe dovuto cambiare come è mutata la società. Per decenni "il tema" è stata la forma principale di espressione richiesta agli studenti, ma da qualche anno, altre forme di espressione sono richieste dal mondo del lavoro e dalle nuove forme di comunicazione, complessità ed ampiezza di forme di scambio, collaborazione e condivisione. I ragazzi devono imparare a scrivere una relazione, preparare un progetto, imparare a fare un abstract, un curriculum ma troppo spesso questo non viene adeguatamente insegnato. Questo non vuol dire, è bene ribadirlo, non scrivere più "temi" e non scrivere più poesie, tutt'altro!”
La lingua ha acquisito strumenti creativi nel processo di insegnamento, cosa ne pensa di twitter?
“Usare Twitter permette di imparare la sintesi del messaggio e lavorare, per esempio ad uno stesso progetto, comunicando in tempo reale i vari processi e risultati, chiedendo informazioni, condividendo risorse. Lo trovo uno strumento incredibile anche per nuovi e più creativi usi didattici che potranno essere sperimentati usando Twitter in modo regolare e guardando con attenzione sia le esperienze didattiche in Internet sia quello che fanno anche i nostri studenti”.
A settembre la Scuola Media Cecco Angiolieri di Siena parteciperà ad una preziosa sperimentazione, di cosa si tratta?
“Una classe è stata individuata con un bando pubblico come CLASSE 2.0. Classe di sperimentazione e innovazione didattico-tecnologica. La classe, per un triennio, avrà un finanziamento cospicuo per le varie attrezzature necessarie, il supporto di varie Università per individuale le nuove abilità necessarie per gli studenti del nuovo millennio e il monitoraggio della Fondazione Agnelli. Essere rientrati nelle sei classi della Toscana è un riconoscimento per tutto il lavoro svolto dall' Istituto Comprensivo Cecco Angiolieri nel campo dell'innovazione tecnologica, grazie anche al supporto economico della Fondazione Monte Dei Paschi.”
Continua ad essere importante leggere i libri per imparare e formarsi?
“Sono un grande cliente di librerie tradizionali ed anche sul web soprattutto per testi editi in USA e in genere nel mondo anglosassone. Il libro è una parte importantissima della formazione di una persona, ma lo è anche Internet”.
In Italia è tempo di bagarre politica su dialetti e tradizioni locali, al di là della polemica, ha senso insegnare gli idiomi propri del territorio in cui si va a scuola?
“Al di là della polemica politica e delle indicazioni costituzionali sono dell'idea che la forza delle espressioni dialettali sia frutto del loro radicamento culturale nella popolazione. Per me sarebbe sbagliato sia imporne l'uso che vietarlo. Come lingua ufficiale ed accomunante abbiamo la nostra meravigliosa lingua italiana e caso mai andrebbe potenziato l'apprendimento delle lingue straniere, soprattutto Inglese.”

Elisa Manieri


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