Ci sono luoghi che hanno un fascino particolare e che sono legati alla storia e alla cultura della città di Siena. Il loro valore non sempre brilla agli occhi di tutti noi. Forse solo perchè siamo abituati a vederli tutti i giorni. Nel momento in cui, però, ci si sofferma a pensare ai ricordi che ci legano a quei luoghi, misteriosamente il loro valore ci abbaglia di una luce che ci rende chiaro quanto siano importanti. Uno di questi è senza dubbio la Libreria Ticci, una bottega storica di Siena, una delle ultime rimaste e sicuramente la libreria più vecchia della città che oggi è costretta a fare i conti con la crisi economica e con un forte cale delle vendite. Cambiando sede e nome ha resistito per quasi un secolo all'interno delle mura e nelle prossime settimane verrà deciso il suo futuro che, come spiega il proprietario Giancarlo Zanoli, non è propriamente a rischio ma è necessario un cambio di rotta per scongiurare la chiusura. "Sono 35 anni che lavoro nelle librerie - racconta Zanoli - ed ho cominciato alla Marzocco di Firenze che acquisì a suo tempo la libreria Ticci. Nel ‘96 mi sono trasferito a Siena e sono stato dipendente della libreria fiorentina fino al 2000 quando la Marzocco chiuse ed io ho acquisito la proprietà della libreria Ticci con un grande sforzo per mantenerla viva. Negli anni successivi abbiamo fatto molti investimenti sia nell’acquisizione sia nella ristrutturazione. Oggi non navighiamo certo nell’oro come gran parte delle librerie senesi e non solo che, dal 2005, hanno subìto un forte calo delle vendite. C’è stato poi aprile di quest’anno che è stato un vero e proprio mese nero per noi e per le altre librerie indipendenti. Abbiamo registrato un tracollo delle vendite con un calo tra il 20 e il 40 per cento. Questo ha inciso molto sull’aspetto finanziario della Libreria Ticci e, non nego, ci sta creando diversi problemi. Io però in questo mestiere ci credo e stiamo lavorando, con un team di esperti, ad alcune soluzioni che scongiureranno la chiusura. Accanto a questi sforzi spero che ci siano dei segnali di riconoscimento da parte della città per un qualcosa, questa libreria, che è anche un’icona di Siena. Credo che entro fine mese si possa intravedere il nuovo futuro della Libreria Ticci".
Piccole librerie contro le grandi un po’ come piccoli editori contro grandi marche? - “Per continuare a fare questa professione bisogna avere tanta passione dal punto di vista poetico però è necessario che ci sia in Italia una norma che legiferi nel dettaglio il mercato del libro. Questo manca ad oggi nel nostro Paese e la legge in discussione alle Camere in questo periodo, se approvata, non servirà assolutamente a niente. O almeno non servirà certamente alle librerie indipendenti che, attualmente, sono abbandonate a loro stesse e si vedono costrette a fare concorrenza ad entità commerciali che assomigliano sempre più ad entità finanziarie”.
Può aver influito in qualche modo anche l’informatizzazione del libro alla quale stiamo assistendo? - “No. Nel mio progetto di rilancio ad esempio c’è anche la volontà di vendere ebook. Il problema, casomai, è quello che in Italia oggi il libraio non può fare l’imprenditore”.
Quanti titoli conta oggi la vostra libreria? - “Siamo al minimo storico con 20mila titoli ma nei primi anni 2000 ne contavamo il doppio. La tipologia più venduta è la saggistica anche se i cosiddetti forti lettori stanno diminuendo drasticamente. Un’altra grande fetta di clienti era rappresentata dagli studenti universitari che, complice ovviamente anche la crisi dell’ateneo, oggi sono molti di meno”.
Quale è la soluzione allora che state vagliando per tirare su le sorti della Ticci? - “Difficile prevedere, anche alla luce dei recenti risvolti della crisi economica, in quale direzione si muoverà il mercato. Dovremo fare i conti per bene e alla fine decidere perché per andare avanti bisogna fare degli investimenti. Sono diverse le soluzioni che stiamo studiando. Può venire fuori di tutto tranne una cosa, che la libreria Ticci scompaia anche perchè, sotto forma di altri nomi magari, ma esiste in questa città da centoquarant’anni”.
E negli anni ha visto anche illustri frequentatori come Federigo Tozzi… - “Quando rilevai la libreria mi sentii responsabile del valore di un nome, Ticci, che ha fatto storia a Siena ed ho sempre cercato di portarlo avanti proprio nel rispetto di quello stesso valore. Mi viene ad esempio da pensare anche agli affreschi che ho fatto restaurare sul tetto di questi locali. Mi sono sentito di spendere dei soldi anche per far vedere che la libreria Ticci, insomma…è la Libreria Ticci”.
Anche la figura del libraio però è invasa in un certo senso da un fascino letterario. Tu te lo senti addosso? - “Il libraio è una figura particolare perché vendere libri, che siano belli o meno, non è come vendere panini. Bisogna però accomunare questa visione un po’ romantica del conoscitore bibliografo ad un aspetto un po’ più materiale che sono i conti economici”.
L’aneddoto o il ricordo che ti lega maggiormente a questa libreria? - “Forse è banale ma mi piace spesso pensare che la Libreria Ticci, da quando l’ho rilevata io, nonostante tutti i lavori che abbiamo fatto è sempre stata aperta. Le persone sono venuti a comprare libri anche in mezzo ai ponteggi. Mi sembra che questo sia abbastanza esplicativo della passione che mettiamo in questo lavoro”.
SOTTO TORCHIO
LIBRO E AUTORE PREFERITO - “La sposa americana” di Mario Soldati
L’ULTIMO LIBRO LETTO - “I pilastri della terra” di Ken Follet
IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI - “Accabadora” di Michela Murgia
LEGGERE E’… Un passatempo che dovrebbe diventare un modo di acquisire proprietà di riflessione che, di questi tempi, non farebbe male
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