“La Pia è una metafora della condizione femminile nei secoli”. Parla la scrittrice Roberta Mucciarelli

il 05/03/2012 - Redazione

Pochi giorni all’8 marzo e la Festa della Donna viene celebrata anche tra le pagine di un volume dedicato ad una figura, senese, che trascende i secoli e che diventa un autentico simbolo dell’universo femminile: Pia de’ Tolomei. Il libro di Roberta Mucciarelli, “Io son la Pia” (Protagon Editori), parte dal celebre passo del Purgatorio di Dante (incastonato in una lapide in Piazza del Campo all’altezza di Via del Casato) per indagare sulle verità che si celano dietro questo personaggio che ha affascinato e ispirato le opere non solo di Dante ma anche di Marguerite Yourcenar, Doninzetti e anche della rocker senese, Gianna Nannini.

Quale è il messaggio che ci lascia Pia de’ Tolomei?
“Pia è l’importanza della parola. Non sarebbe arrivata fino ad oggi se non avesse parlato. Il verbo rappresenta, attraverso di lei, la risorsa più preziosa non solo per le donne di tutti i tempi ma anche per gli uomini. E non è un caso che Dante faccia parlare proprio la Pia nel Canto V del Purgatorio dove ci sono tanti altri illustri personaggi storici. È la parola lo strumento che sconvolge e fa paura alle dittature; il verbo che è critica, espressione e possibilità di rivoluzione. La Pia dice poche parole a Dante ma queste raccolgono una grande significatività che tutt’oggi pone numerosi interrogativi ai critici che studiano quelle pagine. È la parola la nostra maggiore risorsa, il nostro strumento di libertà”.

Perché la figura di questa donna, di cui si sa poco di certo, continua ad essere viva anche oggi?
“Ognuno di noi, sia uomo che donna, può trovare nelle vicende della Pia un senso ed una chiave di lettura per la realtà. Pia de’ Tolomei ha rappresentato, storicamente, la figura del dolore, della subordinazione e della sofferenza. Una condizione che, tutto sommato, esula dalla storia e dalla differenza tra generi. Pia è stata la vittima di una lotta di fazione e il mistero che riecheggia intorno alla sua morte alimenta ulteriormente il suo fascino. È stata uccisa perché aveva tradito o perché si voleva opporre al tradimento del marito? Una questione ancora aperta che fa sì che la sua storia possa raccontare e personificare diverse realtà. E se tutti si appigliano a questa figura vuol dire che la Pia incarna contraddizioni e sofferenze, sia di uomini che di donne, che rivivono anche oggi”.

Perché è così leggendaria la sua figura?
“Visto che ci avviciniamo all’8 marzo direi che è l’emblema della condizione femminile nei secoli. Del destino storico delle donne, come disse il critico Antonelli negli anni ’30 del XX secolo. Pia ha vissuto una vita sacrificata rispetto alla politica, alle lotte di fazione, ai poteri forti della città. Tutti motivi che non avevano nulla a che fare con la sua libertà, prima di persona che di donna, di vivere la sua vita. Un destino sacrificale che si ritrova ancora oggi nella condizione di alcune donne dell’Afghanistan e del mondo islamico. Anche se, in tal senso, altre raffigurazioni della sua leggenda si trovano nello stato di soggiogazione e sfruttamento che molte donne hanno provato sulla loro pelle non solo rispetto agli uomini ma anche rispetto all’intera società. La Pia è un’autentica metafora della condizione femminile. Non a caso, nella canzone “Dolente Pia” di Gianna Nannini, viene raccontata la storia di una donna vittima della gelosia, dell’odio di genere, della violenza. Un segno inconfutabile di quanto questa donna vissuta nel XIII secolo si attuale e viva anche al giorno d’oggi”.


Andrea Frullanti

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