La ricchezza femminile e la “Lex Voconia”. L’ultimo libro di Aglaia McClintock

Siena il 17/01/2024 - di Duccio Rossi
Aglaia McClintock è professore associato di Diritto romano all’Università del Sannio ed è autrice, tra le sue molte pubblicazioni, di “La ricchezza femminile e la Lex Voconia” (Jovene Editore – 2023). Un libro sicuramente per specialisti, che si può però rivolgere anche ad un pubblico più ampio, qualora si decida di scoprire l’affascinate mondo di Roma antica, partendo da una prospettiva singolare, quella del diritto e della condizione femminile nell’antichità.
 
In un periodo storico – il nostro –, in cui giustamente si lotta per raggiungere la parità di genere tra uomini e donne, il libro di McClintock, al di là del sua valenza scientifica per la conoscenza della società romana, contribuisce a suo modo alla presa di coscienza della necessità di tale parità di genere, per mezzo dello studio del passato. Ciò non esclude però – come sottolinea l’autrice nelle conclusioni – che sia necessaria una contestualizzazione di questa legge nel tessuto sociale della Roma del II secolo a.C. Una legge repressiva non solo verso le donne in quanto genere ma anche, e forse soprattutto, contro le donne intese come soggetti sociali.
 
Una misura forse “fatta per gli uomini” che trovava nelle donne una controparte passiva o meglio connivente. Ancora una volta si ha la conferma che leggere il passato con gli occhi del presente può essere fuorviante. Lo studio del passato è utile per suggerirci un presente e un futuro migliori ma non va caricato di significati e valenze che non possedeva. Noi non siamo gli antichi e vice versa; anche se – come dice Eva Cantarella – per quel che riguarda le donne, i Romani sono il nostro passato prossimo.
 
Fortemente voluta da Catone il Censore, nella prima metà del II secolo a.C. viene promulgata la Lex Voconia, che limita la capacità delle donne di essere istituite eredi e di ricevere a titolo particolare per testamento. Per le sue implicazioni giuridiche, e poiché riguardava apertamente i patrimoni femminili, essa ha suscitato e continua a suscitare l’interesse degli studiosi.
 
Molte le fonti utilizzate da McClintock: Cicerone, Livio, Plinio il Giovane, Pseudo Quintiliano, Aulo Gellio, Festo Grammatico, Cassio Dione, Agostino, Servio Danielino, Pseudo Asconio. Ed ancora preziose fonti tecnico-giuridiche quali due fondamentali brani delle Istitutiones di Gaio (2.226; 2.274), uno delle Pauli Sententiae (4.8.20) con il suo parallelo nella Collatio (16.3.20) e infine un passo delle Istitutiones (2.22) di Giustiniano.
 
Nella sempre più ampia bibliografia degli ultimi decenni sulla condizione della donna in Roma antica, il tema della Lex Voconia è stato trattato in modo innovativo rispetto alla precedente tradizione degli studi assegnando rilevanza preminente nella ratio della lex alla volontà di colpire la posizione giuridica e sociale femminile nel complesso cotesto seguito alla fine della seconda guerra punica. Questo approccio certamente ha sottolineato un possibile aspetto di fondo della lex, ma non è stato in grado (anche perché non interessava) di indagare a fondo tutte le ragioni di un provvedimento in realtà molto complesso e discusso, in primo luogo nel suo contenuto giuridico. Vi era quindi ormai la necessità di coniugare la nuova, condivisibile sensibilità con gli elementi di riflessione che la storia del diritto aveva accumulato nel corso dei secoli ed è questa l’esigenza di fondo alla quale il libro di Aglaia McClintock da una risposta compiuta: una riposta che, inoltre, non si limita ad esaminare la problematica della Lex Voconia, ma propone anche un momento di verifica con l’esame di uno specifico profilo di grande interesse economico, sociale, giuridico, proprio della condizione muliebre, quale i preziosi che del corredo della donna sono la parte più importante.
(dalla quarta di copertina)
 

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