Nievo e l’esercito degli straccioni. Inedita fotografia dei mille restituita dall’Archivio di Stato di Torino

il 17/11/2011 - Redazione

Nell’anno dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia, l’Archivio di Stato di Torino “restituisce” un importante documento sulla più celebre spedizione delle giubbe rosse garibaldine. Silvia Di Pasquale, laureanda in storia all’Università degli Studi di Siena, parla della spedizione dei Mille vista dallo scrittore Ippolito Nievo. In un articolo uscito nella rivista scientifica di storia “Armi antiche” (Chiaramente Editore, 2011), il volume celebrativo dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, Di Pasquale analizza gli incartamenti amministrativi e letterari redatti dal Nievo, il quale partecipò direttamente alla spedizione.

Da tali incartamenti si può capire come erano vestite ed armate le famose giubbe rosse capeggiate da Garibaldi: “un esercito di straccioni” ci dice lo scrittore patriota. Un esercito dunque inizialmente sprovvisto di tutto il necessario, uomini vestiti con abiti del tutto inadeguati ad affrontare un esercito regolare. Gli scritti di Nievo - ovvero il diario amministrativo dei giorni che videro il viaggio da Marsala a Palermo, il diario personale e le lettere private, ed anche una cronaca che uscì in quel tempo sul “Pungolo” - raccontano come fossero organizzati e armati. “Partirono alla rinfusa” - ci dice Di Pasquale - “e si organizzarono soprattutto durante lo scalo di Talamone. Conosciamo i nomi di coloro che sbarcarono a Marsala ma non sapevamo però, fino ad ora, come fossero organizzati logisticamente, fatta eccezione per le più alte cariche”.

“Ma nell’Archivio di Stato di Torino” - continua la giovane laureanda - “ho ritrovato, in maniera del tutto casuale, un registro ufficiale, manoscritto del 1862, che accanto al nome di ciascun soldato ne riporta anche il singolo ruolo militare ricoperto durante la spedizione”. Dagli incartamenti vari di Ippolito Nievo e da questo “nuovo” registro saltato fuori dall’Archivio di Stato di Torino, Di Pasquale riesce dunque a tracciare una sorta di “fotografia dei mille”, dando un piccolo ma significativo contributo alla ricerca storica italiana proprio nell’anno in cui il nostro Paese festeggia i suoi primi centocinquanta anni di unità.

Duccio Rossi

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