Stefano Bisi intervista Nedo Fiano, testimone della Shoa. Il 21 maggio a Siena

il 16/05/2011 - Redazione

Sabato 21 maggio alle 18.00, nella sala dei concerti ell’Accademia Chigiana a Siena (Via di Città, 89), Stefano Bisi, presidente del Collegio Circoscrizionale Toscano dei Maestri venerabili del Grande Oriente d’Italia intervisterà Nedo Fiano, uno dei maggiori testimoni della Shoa. Ottantasei anni, 45 dei quali vissuti da libero muratore, Nedo Fiano ha perso l’intera famiglia nei campi di concentramento, dove anche lui fu prigioniero, deportato da Firenze nel 1944. Rimasto orfano a 18 anni, ha dedicato l’intera vita alla lotta per la libertà, contro la follia nazifascista e
ogni totalitarismo.

L’incontro - “Cercate di ricordare cosa è accaduto e preparatevi a difendere il vostro diritto e il diritto degli altri” ha detto Fiano ai fratelli riuniti in Gran Loggia a Rimini che lo hanno acclamato Gran Maestro onorario del Grande Oriente d’Italia.

Il personaggio - Nedo Fiano, dirigente d’azienda, scrittore e ricercatore economico, è uno dei sopravvissuti all’inferno di Auschwitz e uno dei più attivi testimoni contemporanei dell’Olocausto nazista. Dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938, Fiano dovette abbandonare la scuola a 13 anni perché di religione ebraica. Proseguì gli studi presso una piccola scuola organizzata autonomamente all’interno della comunità ebraica fiorentina. Il 6 febbraio 1944 venne arrestato dalla polizia fascista e rinchiuso nel carcere di Firenze; successivamente fu trasferito al campo di transito di Fossoli insieme con altri undici membri della sua famiglia. L’11 maggio 1944 venne deportato, insieme a tutti i suoi familiari arrestati, presso il campo di concentramento di Auschwitz, dove arrivò il 23 maggio. La sua matricola di prigioniero era A5405. L’11 aprile 1945 venne liberato dalle forze americane nel campo di concentramento di Buchenwald, dove era stato trasferito dai nazisti in fuga. Fu l’unico superstite della sua famiglia alla tragedia della Shoah. Nel libro ‘A 5405. Il coraggio di vivere’, ha raccontato la sua esperienza di deportato. Sul suo braccio è stato impresso a fuoco il marchio con il numero
assegnatogli nel campo di sterminio, ma il suo cuore e la sua libertà sono stati più forti della follia del filo spinato e della negazione dell’umanità.

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