Ultimo appuntamento del 2023 con la rubrica di Toscanalibri curata da Duccio Rossi "Perchè leggere i #classici": un ciclo di #interviste a docenti universitari, dottori di ricerca, filosofi, scrittori e poeti sul valore dei grandi pensatori latini e greci. Ma anche un modo per confrontarci con quel passato remoto che, in quanto classico, si sovrappone spesso con il nostro presente.

Come è possibile conciliare mitologia e diritto? Cosa significa ricostruire una storia mitica del diritto romano? Quali “frutti”, secondo la memoria culturale dei Romani, sarebbero nati da quel mitico atto di violenza denominato “ratto delle sabine”? A queste ed altre domande risponde Aglaia McClintock, professore associato di Diritto romano e Diritti dell’antichità all’Università degli Studi del Sannio e curatrice del libro dal titolo “Storia mitica del diritto romano” (Il Mulino, 2020).

Ciò che sembra contraddistinguere Roma, a differenza di altre civiltà antiche, è il suo diritto laico. Eppure l’accesso alla giustizia non era facile e il collegio sacerdotale dei pontefici custodiva gelosamente, nel segreto dei suoi archivi, le azioni per poter intentare le cause. C’è, anche in questo caso, una storia mitica che segnala l’epocale passaggio da una giustizia difficilmente accessibile ad una giustizia, diciamo, “alla portata di tutti”.

Il libro tratta anche il mito di fondazione del Foro Boario, il luogo di scambio commerciale dell’urbe dell’età dei Tarquinii. Analizzando questo mito, possiamo dire che i Romani non sembravano affatto rispettare il celebre detto popolare “moglie e buoi dei paesi tuoi”.