Tra critica e comunicazione multicanale, come ci si muove tra diversi linguaggi

il 11/07/2011 - Redazione

Multicanalità. Se ne sente parlare sempre più e spesso con modalità abbastanza improprie. A volte questo termine risulta essere come un “jolly”, una parola che si inserisce bene in diversi contesti per descrivere qualcosa che non ha tutt’oggi un’esatta collocazione e definizione. Proviamo allora a scavare nell’etimologia del termine. Una “comunicazione multicanale” sfrutta i diversi mezzi messi oggi a nostra disposizione dalla tecnologia per veicolare un messaggio da far arrivare all’utente. Ciò che deve essere detto, quindi, può passare attraverso le pagine di un libro, le immagini di una foto, di un film o di un servizio al tg, la voce di uno speaker radiofonico, ma anche la lettura di un sito internet, di un blog, di un sms, di un’e-mail, di un post su Facebook o di un “tweet”. Detta così sembrerebbe che chi riceve informazioni venga bombardato a 360° da un tale attacco mediatico da lasciare spazio solo ad una dimensione di “ascolto”, cioè all’audience. La realtà, fortunatamente, è ben diversa. Il pallino del gioco sembra oggi essere passato dall’altra parte, cioè da quella di chi riceve ogni giorno una mole immane di messaggi e di comunicazioni. Una massa che va a formare una coscienza generale, un vasto panorama di punti di vista, che lasciano all’utente l’assoluta libertà di analizzare criticamente tutto ciò che gli arriva e tradurlo in opinioni e idee. Un esempio di democrazia veramente assoluta. Se vogliamo utilizzare il linguaggio dell’informatica, tutti i messaggi che ci arrivano sono solo input, l’output lo creiamo noi. Ed è veramente bello questo tipo di libertà. Una libertà che ci permette di emozionarci in maniera estremamente differenziata di fronte alla visione di un film o la lettura di un libro, di un blog o di un sito internet. In sostanza, la forza di un “medium” non si misura attraverso l’esorbitante numero di informazioni che riesce a veicolare. Un mezzo di comunicazione è tanto più potente quanto più riesce a muovere una realtà ed una dimensione evocativa. Quanto più riesce a trasmettere qualcosa, a toccarci nel profondo. È per questo che piangiamo di fronte ad un film e non di fronte alle pagine di nera di un giornale. È per questo che ridiamo di fronte davanti ad un libro, non di fronte ad una battuta fatta in chat. E in tal senso, si può notare come i mezzi di comunicazione tradizionali conservino ancora un fascino e un appeal del tutto particolari. In sostanza, la capacità di farci emozionare.

Andrea Frullanti

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