Una notte d’argento, nel romanzo di Loris Zecchini la storia di un’Agata Christie malvagia

il 17/06/2011 - Redazione

“Era famigerata per la sua cattiveria e traspirava furbizia da tutti i pori. Era già sulla sessantina e in lei non vi era più traccia di bellezza alcuna. Era appesantita e larga di fianchi, coi capelli grigio-turchini e la faccia grassa color stucco. Era una donna di poche parole”. Agatha, che tutti in paese chiamano Agatha Christie, non è la solita vicina di casa attempata e solitaria, magari un po’ eccentrica a causa dell’età: è malvagia, al di là di ogni immaginazione. Perfettamente a suo agio al centro di una storia di violenza e plagio, di manipolazione mentale e follia, come quella raccontata da Loris Zecchini in Una notte d’argento (Mauro Pagliai), il suo ultimo romanzo breve.

La pubblicazione - “È difficile capire come tutto si sia formato nella mia mente. Da bambino essere vicini di casa di quella donna è stato come subire lo stillicidio del suo veleno”. È l’inizio di un lungo flashback in prima persona che ripercorre la drammatica storia del protagonista che, con occhi di fanciullo, è testimone di tutto il potere nefasto di Agatha, che abita a pochi passi da lui. La perfida vicina ha un passato tenebroso alle spalle e un marito che tratta con malcelato disprezzo e inizia presto a estendere la sua influenza corrompendo tutto ciò che la circonda. La madre dell’io narrante, che è trascinata verso la follia, e il padre, sono vittime predestinate di una carnefice che colpisce con le sottili armi della violenza psicologica e del plagio. Tanto da segnare per sempre la vita del protagonista che, ormai diventato adulto, non potrà scordare i traumi del passato, e vedrà la sua strada incrociarsi ancora col sentiero della crudeltà. Quali saranno le conseguenze? Il lettore lo scoprirà nel finale di un’agghiacciante favola nera, narrata con cupo realismo e capace di mostrare i lati più sordidi, e allo stesso tempo sorprendenti, del male umano.

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