De Gasperi e Cervi, due Alcide a confronto

Paolo Fabrizzi

21/08/2012

Lo stesso nome, la stessa fede religiosa, gli stessi ideali e lo stesso desiderio di libertà ma tentativi completamente diversi per raggiungere la sintesi migliore fra obiettivi individuali e bene comune.
Ricorre in questi giorni l’anniversario della morte di Alcide De Gasperi, indiscusso protagonista della scena politica italiana negli anni più delicati della nostra Repubblica. Ma proprio nello stesso periodo un altro Alcide, il padre dei fratelli Cervi, fu testimone e attore, con tutta la sua famiglia, di una diversa lettura della situazione politica nazionale.

I due Alcide - Alcide Cervi e Alcide De Gasperi, quasi coetanei, nacquero in ambienti completamente diversi. Il primo, mezzadro di Campegine (RE), conobbe fin dalla nascita la povertà e la difficoltà della classe contadina, soffocata dalle leggi della mezzadria e dalla forzata ignoranza. Il secondo, nato a Pieve di Tesino (TN) era invece figlio di un maresciallo al servizio di Francesco Giuseppe d’Austria, che all’epoca estendeva il suo dominio anche su Trentino Alto Adige. Dopo il ginnasio s'iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia e si trasferì a Vienna per frequentare le lezioni. Se per De Gasperi l’ambiente nativo e gli studi universitari segnarono un percorso quasi “naturale” verso la carriera giornalistica e, ben presto, politica, per la famiglia Cervi lo studio e l’istruzione furono la risposta pratica alle necessità quotidiane, il loro mezzo di emancipazione. Marito, moglie e nove figli (2 femmine e 7 maschi) scelsero di non arrendersi alla loro condizione “naturale” di contadini privi di prospettive; lessero libri, seguirono corsi di agraria e sperimentarono nuove soluzioni per le malattie delle colture. Emerse così la loro propensione a considerare le novità e il progresso come opportunità da sfruttare e mai come minacce da arginare.

Una storia comune
- La prima Guerra Mondiale e soprattutto il ventennio fascista furono determinanti tanto per la carriera di De Gasperi quanto per le sorti della famiglia di Alcide Cervi. De Gasperi, che da deputato del Reichsrat viennese nel corso della prima Guerra Mondiale aveva sostenuto la causa della italianità del Trentino, della Dalmazia e del Friuli Venezia Giulia, partecipò alle elezioni del 1921 ed entrò nel parlamento romano nelle file del partito popolare. Dopo aver tentato la linea “collaborazionista” con Mussolini ed il fascismo, l’estremizzazione della dittatura lo pose in netto contrasto col regime. Tanto che nel 1927 fu recluso nel carcere di Regina Coeli per poi venire rilasciato circa un anno dopo grazie alla clemenza di Re Vittorio Emanuele III. Fino alla fine del regime, però, almeno ufficialmente, non poté più esercitare la professione politica. Anche per i Cervi gli eventi della fine degli anni ’20 ebbero risvolti di rilievo. Aldo Cervi, uno dei sette fratelli, partito per il servizio militare nel 1929, finì poco dopo in carcere. Ma anche in questo caso l’intraprendenza dei Cervi non tradì le attese; nei lunghi giorni di prigione, Aldo ebbe accesso ad una serie di pubblicazioni antifasciste, censurate dal regime ma inspiegabilmente non rimosse dalla biblioteca del carcere. Fu così che Aldo e, tramite lui, tutta la famiglia Cervi, maturò, oltre ad una profonda fede antifascista, anche la dolorosa frattura con il partito popolare, la formazione politica nella quale i Cervi, convinti cattolici, si erano fino ad allora riconosciuti. Per loro, la tolleranza della Chiesa verso un regime che era causa evidente di sofferenze e ingiustizie nei confronti del popolo, non era in alcun modo giustificabile. Convinti che il sapere fosse la base indispensabile su cui costruire una nuova consapevolezza, i Cervi crearono una biblioteca nel paese di Campegine. I contadini accolsero favorevolmente l’iniziativa e il sentimento antifascista dilagò, accompagnato dal miraggio di un nuovo modello di società, il comunismo di stampo Sovietico.

Il distacco “politico” - Ma fu la seconda Guerra Mondiale a segnare definitivamente il distacco “politico” fra i due Alcide. Con l’inizio delle ostilità, la propaganda esercitata dai Cervi si trasformò in azione e la loro casa divenne un vero e proprio “rifugio internazionale”, dove americani, inglesi e russi venivano sfamati, dissetati e curati. E mentre Alcide Cervi fu costretto a vedere i propri figli, ormai noti antifascisti e simpatizzanti della sinistra d'ispirazione comunista, che venivano arrestati e fucilati dai fascisti, Alcide De Gasperi, chiamato pochi anni dopo a governare la nuova Italia, cercò di tenere il modello comunista più lontano possibile dalla politica italiana, ritenendolo una vera e propria minaccia alla neonatà libertà nazionale. Sembra difficile, a prima vista, comprendere come, partendo dagli stessi capisaldi, si possa arrivare a sviluppare ideologie e comportamenti così antitetici. E’ meno difficile, forse, ed anche piuttosto ovvio, pensare che il contesto socio-familiare, la formazione e le frequentazioni, tanto per citare solo alcune delle variabili in gioco, abbiano avuto un ruolo fondamentale. Ma allora, tolte le varie sovrastrutture, chissà se scavando a fondo nelle principali correnti politiche dell’Italia d'oggi non si riescano a trovare quelle basi comuni e quegli ideali condivisi di cui troppo spesso si tende ad ignorare o sminuire le potenzialità.

Torna Indietro
Lascia un Commento

Scrivi un commento

Scrivi le tue impressioni e i commenti,
verranno pubblicati il prima possibile!

Ho letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 D. lgs. 30 giugno 2003, n.196

Paolo Fabrizzi

Vai all' Autore

NEWS

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x