Golem. L’Africa dei miracoli

Giuseppe Burschtein

12/05/2012

Lo Zimbabwe è a sud vicino al Sudafrica. La terra è rossa come il sole e il cielo che sia terso come dopo la tramontana o nuvolo come i boccoli di una parrucca da magistrato inglese è sempre basso che pare schiacciarti come in tutta l’Africa. Gli altipiani si rincorrono e intorno il clima è da primavera perenne. L’Africa, quando la guardi, sa raccontarsi subito e con tre pennellate al volo sa far emergere inarrestabile la propria identità. Gli alberi radi come i peli sulla schiena di un elefante, le strade dritte a saliscendi, le donne coi fagotti sulla testa, gli studenti in divisa accurata che sciamano verso la scuola. Nel mezzo dello Zimbabwe vive un gruppo di persone, i Lemba, che non sarebbero distinguibili dagli altri loro connazionali se non per alcune abitudini singolari. Gli uomini indossano la kippà, lo zucchetto degli ebrei, tutti seguono le regole alimentari della “kasheruth”, pregano in una strana lingua che sa di ebraico e di yemenita e quando muoiono sulle loro lapidi viene incisa una bella stella di David. Che siano ebrei “doc” ancora è una questione aperta specialmente fra gli studiosi più rigorosi, e anche se ufficialmente molti Lemba siano ufficialmente convertiti cristiani, nei riti e negli usi quotidiani viene fuori un bel po’ di tradizione ebraica. Non mangiano carne di maiale e lavorano gli animali con precisione e regole antiche degne di un navigato “shohet”, il macellaio rituale. Le sere di Shabbat, quando il cielo nero ricopre d’improvviso i colori del giorno come un coltrone trapuntato di stelle, gli anziani raccontano la storia dei sette ebrei che 2500 anni avevano lasciato la terra di Israele e che dopo un percorso lungo e faticoso erano giunti allo Yemen e poi giù nella parte più meridionale dell’Africa dove si erano stabiliti. I “buba”, i sacerdoti Lemba narrano le vicende di “ngoma lungundu”, un’Arca di legno, che poco prima della distruzione del secondo tempio di Gerusalemme, era partita dalla città santa e che dopo mille peripezie era riuscita ad arrivare nella loro terra incantevole. Gli archeologi hanno ritrovato, in effetti, i resti di un antica imbarcazione in legno. Il fatto bizzarro è che lo Zimbabwe non si affaccia sul mare. Ma forse, come pensano i Lemba, sui miracoli.

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