La proprietà intellettuale nell’era dell’IA. Intervista al docente Isia Simone Aliprandi

Serena Bedini

21/11/2023

Simone Aliprandi è avvocato e docente in ISIA Firenze e da anni si occupa di tutela del diritto d’autore e più in generale del diritto della comunicazione e delle nuove tecnologie. Nel suo saggio di recente uscita “L’autore artificiale” (Ledizioni, 2023), Aliprandi esamina un tema estremamente dibattuto e complesso come quello della proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale generativa: gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Come dovrebbe essere affrontato, a suo giudizio, il tema dell’autorialità con l’avvento dell’Intelligenza artificiale?
È un dilemma davvero intrigante, che abbraccia varie discipline. Io lo affronto con l’approccio del giurista, ma ovviamente avrebbero cose interessantissime da dire anche i filosofi, i sociologi, i pedagogisti, gli studiosi di scienze cognitive, gli esperti di comunicazione, di arte, di progettazione. D’altronde, abbiamo sempre dato per scontato che l’attività creativa fosse qualcosa di squisitamente umano e che autore in senso proprio potesse essere solo un essere umano. Lo stesso diritto d’autore è per sua stessa definizione “antropocentrico”, cioè è stato pensato come un sistema che vede l’uomo al centro. Siamo però arrivati a una fase in cui testi, immagini, musiche, realizzati da sistemi AI risultano spesso non distinguibili da quelli di matrice umana. E questo ci obbliga a una riflessione profonda e forse a un ripensamento sul concetto di creatività.
 
Quali suggerimenti darebbe a quanti intendano in ambito professionale servirsi dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro, nella realizzazione di creazioni artistiche (fotografia, musica, arte, libri, ecc.)?
Non so se sono la persona più qualificata per dare suggerimenti di questo tipo, ma rimanendo nell’ambito di mia competenza posso consigliare di non essere pigri e di non lasciar fare tutto alla macchina. Affinché si possa vantare un diritto d’autore pieno, è necessario che ci sia un’attività creativa vera e propria da parte di un essere umano e che questo processo creativo, benché ampiamente delegato alla macchina, sia guidato e supervisionato da un autore umano. Quindi è meglio non accontentarsi di ciò che ci viene fornito dall’AI dietro un semplice prompt di qualche parola. Sarebbe come prendere una di quelle basi preconfezionate che si trovano nelle tastiere elettroniche o nei sequencer, registrarla per 4 minuti, e sostenere che sia un brano musicale originale, creato da noi, su cui pretendiamo un diritto d’autore. Meglio quindi se diamo delle istruzioni precise, se rivediamo l’output e magari lo sottoponiamo a un lavoro di post-produzione, se diamo il risultato così ottenuto nuovamente in pasto alla macchina per migliorarlo ulteriormente; in questo modo potremo ottenere qualcosa che sia originale e davvero frutto delle nostre scelte creative, e non solo della casualità dell’algoritmo.
 
Da anni lei si occupa di divulgazione sui temi del diritto d'autore e nell'ultimo periodo su quelli dell'AI. Com'è nata questa sua attività di divulgatore e da quale tipologia di persone (età, professione, ecc.) è composto il suo pubblico?
Tutto è iniziato ai tempi della mia prima tesi di laurea, nel 2003. Erano gli anni dei primi siti web e delle prime community online. Visto che la mia tesi si era occupata di un tema per l’epoca abbastanza nuovo e di frontiera (il concetto di open content e le licenze Creative Commons) mi ero trovato con molto materiale raccolto e tradotto in italiano, che volevo condividere online, anche per coerenza con la filosofia open trattata nella tesi. Da lì è quindi nato il sito copyleft-italia.it che ha raccolto un discreto seguito per quei tempi in cui non c’erano ancora le piattaforme social e il web era ancora un mondo da costruire. Dopo la discussione della tesi, decisi di realizzarne una versione un po’ meno accademica e più divulgativa, da diffondere prima online come ebook, poi come vero e proprio libro: “Copyleft & open content: l’altra faccia del copyright” edito da PrimaOra nel 2005. Il tema destava molto interesse e iniziarono a farmi interviste e invitarmi ad eventi di divulgazione. Possiamo dire che poi ci ho preso gusto e ho proseguito su quella strada con altre pubblicazioni e poi con l’attività di content creator per i social media.
 
Qual è la disciplina che insegna in ISIA Firenze e di cosa tratta?
La mia disciplina si chiama “Gestione dell’attività professionale” (corrispondente al codice ISSE/02) e, come si legge nella tabella ministeriale, questa disciplina “considera le competenze relative alla gestione e organizzazione dell’attività professionale, collegandola alla generale caratterizzazione politico/economica, tecnologica e socio/culturale del mondo del lavoro, e ai complessivi aspetti di tipo legislativo, normativo e amministrativo”. Una descrizione molto ampia in cui possono rientrare vari aspetti, da quelli organizzativi a quelli contabili-gestionali, da quelli strategici a quelli giuridici. Partendo dalla mia estrazione principalmente giuridica e in accordo con la direzione di ISIA, ho pensato di declinare il corso in questo modo. Si inizia con una prima parte dedicata alle nozioni di base necessarie per entrare nel mondo del lavoro in modo più consapevole e meno ingenuo, partendo dai diritti del lavoratore dipendente, arrivando alle varie forme di lavoro autonomo (libero professionale o societario), passando per riflessioni di carattere etico e deontologico. Si passa poi a una seconda parte dedicata invece agli strumenti che l’ordinamento giuridico mette a disposizione per tutelare i frutti della propria creatività e gli investimenti connessi alla progettazione, con una esposizione abbastanza completa degli istituti della cosiddetta proprietà intellettuale (diritto d’autore, tutela del brand, brevetti per invenzione, tutela del design industriale).
 
Torna Indietro
Lascia un Commento

Scrivi un commento

Scrivi le tue impressioni e i commenti,
verranno pubblicati il prima possibile!

Ho letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 D. lgs. 30 giugno 2003, n.196

Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
Vai all' Autore

Libri in Catalogo

NEWS

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x