Quello che si salva è ciò che ci salva

Luigi Oliveto

14/01/2021

Il libro di Silvia Celani, “Quello che si salva” (Garzanti), è tante cose insieme. Romanzo sulla memoria, sull’amore, sugli anni drammatici della guerra e della lotta al nazi-fascismo, su quanto certe perdite non possano mai dirsi assenze, su come importante sia riuscire ad essere ciò che vogliamo. Con scrittura nitida e partecipe, l’autrice racconta la storia di Giulia, ormai novantenne, che incrocia, nell’oggi, quella della giovane Flavia, sua vicina di casa, da lei cresciuta con lo stesso affetto di una nonna. Siamo a Roma. Giulia negli anni bui della guerra ha fatto la Resistenza, ha vissuto la miseria, l’incubo dei bombardamenti, i rastrellamenti nel Ghetto. Dovette scegliere, fino ad armare la sua mano di una pistola, quella mano avvezza a fare ben altro: arpeggiare sulla tastiera di un pianoforte. Proprio durante un rastrellamento nazista perse le tracce di Leo, un amore nato nei rifugi, quando in un abbraccio c’era il tremore dell’attrazione e della paura. Perse Leo e una trottola (in ebraico, sevivon) che, una notte, Leo le aveva dato in custodia dicendole che qualunque cosa fosse accaduta, quel piccolo pezzo di legno avrebbe fatto sì che tra loro nulla potesse cambiare. Ma perduto Leo, perduto il sevivon, anche la vita aveva cessato di girare. Il mondo si era fermato. Sono trascorsi 70 anni e un giorno Giulia vede nella vetrina di una casa d’aste romana quella trottola. Resta stupita, turbata, curiosa di come possa essere finita lì, a nemmeno un metro di distanza. Brevissima misura che si dilata a tutti gli anni trascorsi, ravviva i ricordi. A questo punto Giulia deve assolutamente tornare in possesso di quell’oggetto. Ad aiutarla sarà Flavia, che così tanto coinvolta nel vissuto e nei sentimenti di ‘nonna Luli’, apprenderà come anche a lei sia chiesto il coraggio di scegliere per la sua vita, e come “La speranza ha radici invisibili ma profonde. Penetra dentro di noi come l’acqua nella terra, e poi resta lì, a scorrere sotterranea ma viva.”
 
***
 
Flavia è sdraiata sul suo letto. Vorrebbe leggere, guardare una serie su Netflix, svagarsi un po’ prima di scivolare nel sonno. Ma la mente le fugge altrove, è incapace di concentrarsi. Colpa di nonna Luli. Della sua voce che le si intrufola tra i pensieri, anche se fa di tutto per scacciarla.
Dovresti avere qualcuno che ti stringa forte. Qualcuno che dopo giornate come questa si prenda cura di te.
Le sue parole spesso la spingono verso luoghi a cui non desidera avvicinarsi. Luoghi che sono come il ciglio di un burrone. Nonna Luli la conosce meglio di chiunque altro. Lei c’è sempre stata. Soprattutto, lei le è rimasta accanto quando ne ha avuto più bisogno. Quando tutto sembrava precipitare.
«Esprimi un desiderio», le aveva detto anni prima, «che poi lo custodiamo in uno scrigno solo tuo.» Mentre sceglieva degli scampoli di tessuto da utilizzare per formare una sfera delle dimensioni di un’arancia, le aveva raccontato che da centinaia di anni donne che abitavano all’altro capo del mondo confezionavano quelle sfere ricamate per custodire i propri desideri, o gli auguri per le persone a loro più care. Era importante studiarne il disegno, che spesso prendeva spunto dalle forme degli elementi naturali; e poi sceglierne i fili lasciandosi ispirare dal colore del cielo, del mare, dei fiori più luminosi. Ogni ricamo, ogni punto di quel ricamo, aveva un significato. Ogni filo possedeva una sua energia. Il loro intreccio era misterioso come il destino. I colori erano importanti, le aveva detto. Perché nei colori c’è la nostra profondità. La luce con la quale veniamo al mondo.
La sfera ricamata che le ha regalato tanti anni prima, e che ha ricamato apposta per lei, è sulla sua libreria ed è uno degli oggetti più preziosi che possiede. Su uno sfondo rosa pallido spicca il ricamo verde bosco, l’indaco del cielo, l’oro della seta. Stelle appuntite, morbide chiome d’albero.
«Quando hai imparato a farle?» le aveva domandato Flavia.
«Tanto tempo fa, tesoro.»
«E chi ti ha insegnato?»
«Una persona a cui voglio molto, molto bene.»
«E io la conosco questa persona?»
«No, tesoro, non la conosci.»
«Non siete più amiche?»
«Saremo amiche per sempre. Solo che lei non è più qui.»
«E dov’è ora, nonna? È partita?»
«Sì, Flavia. È partita e poi… poi non è più tornata.»
Flavia conosceva molto bene la sensazione di chi resta, quando gli altri partono e poi non tornano. Aveva abbassato lo sguardo sulle proprie mani. «Ma tu credi davvero che funzionino, queste sfere ricamate?»
Nonna Luli l’aveva guardata negli occhi. «Una volta, questa persona a cui volevo molto bene ne ha fatta una per me. È stata lei la prima a imparare questa tecnica di ricamo e poi l’ha insegnata anche a me. Era sicura che funzionassero, e io mi fido di lei. Ma devi pensarlo bene, il tuo desiderio. La mia amica diceva sempre che i desideri devono essere formulati con precisione. Devono essere espressi con le parole giuste. Altrimenti si offendono e non si realizzano.»
Flavia aveva trascorso una notte intera riflettendo su ciò che doveva scrivere sul suo pezzetto di carta. Perché era solo una ragazzina, ma aveva capito che i desideri sono una cosa seria. Che quando se ne esprime uno, è inevitabile che si debba rinunciare a qualcos’altro.
Sono trascorsi dieci anni da allora, ma il desiderio che è custodito all’interno della perla ricamata non s’è ancora avverato. Forse i fili della sua vita non hanno ancora trovato l’intreccio giusto. Forse ha semplicemente espresso il desiderio sbagliato.
Dovresti avere qualcuno che ti stringa forte. Qualcuno che dopo giornate come questa si prenda cura di te.
 
[da Quello che si salva di Silvia Celani, Garzanti, 2020]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista e scrittore. Luigi Oliveto ha pubblicato i saggi: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Il paesaggio senese nelle pagine della letteratura (2002), Siena d'Autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004). Suoi scritti sono compresi nei volumi collettanei: Musica senza schemi per una società nuova (1977), La poesia italiana negli anni Settanta (1980), Discorsi per il Tricolore (1999). Arricchiti con propri contributi critici, ha curato i libri: InCanti di Siena (1988), Di Siena, del Palio e d’altre storie. Biografia e bibliografia degli scritti di Arrigo Pecchioli (1988), Dina Ferri. Quaderno del nulla (1999), la silloge poetica di Arrigo Pecchioli L’amata mia di pietra (2002), Di Siena la canzone. Canti della tradizione popolare senese (2004). Insieme a Carlo Fini, è curatore del libro di Arrigo...

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