William Trevor, maestro di storie minime

Luigi Oliveto

11/05/2017

Scrivere racconti è un’arte, e un grande artista di questo genere fu William Trevor (1928-2016). Vero maestro del racconto breve, secondo alcuni degno erede di Gogol. Lo scrittore irlandese fu autore anche di romanzi, ma nella forma della short story dimostrò la sua grande capacità di saper raccontare non per accumulo ma per sottrazione, estraendo, appunto, la sostanza del racconto. Storie brevi di esistenze minime che rivelano, comunque, l’essenza della vita e del suo vero. Non-eroi dalla vita ordinaria che nei racconti di Trevor sono, per la loro piccola parte, portatori di verità. Esistenze anonime ma non per questo risparmiate dal dolore, dai tormenti d’amore, dal rimpianto per le occasioni perdute, dai sensi di colpa, dalla fatica che richiede la conquista della serenità o della rassegnazione. Come nel caso delle storie pubblicate sotto il titolo “Gli scapoli delle colline”. Il racconto che dà il titolo alla raccolta e di cui proponiamo un brano, vede per protagonista un giovane uomo che, alla morte del padre, ritorna a casa per proseguire il lavoro della terra. Consapevole che quel ritorno in un posto sperduto e desolato dell'Irlanda dell'ovest, significherà anche non trovare più una moglie.
 
Dalla strada principale dove l’aveva lasciato il pullman, vicino alla stazione di servizio e all’emporio di Caslin, di fronte al bar Master McGrath, che era pure di proprietà dei Caslin, proseguì a piedi verso le colline. Era mezzogiorno e il tempo era bello. Dopo quattro ore su due pullman diversi, era contento di quella passeggiata e dell’aria fresca. Era già vestito per il funerale in modo da non dover portare un abito in più in una valigia che, nel caso, avrebbe dovuto prendere in prestito. Il necessario per il pernottamento era in una borsa per la spesa blu sdrucita che ogni giorno lo accompagnava nella cabina del camion quando andava a consegnare sacchi di farina ai fornai e scatoloni di confezioni già pronte ai dettaglianti.
Tutto gli era familiare: la strada stretta, bisognosa di riparazioni da quando la conosceva, la salita inizialmente dolce, le colline che in lontananza diventavano montagne, i campi e le conifere che lasciavano il posto alle paludi e a piante non identificabili da dove si trovava, ma che ricordava come felci, poi le eriche e i falaschi, qua e là qualche fazzoletto d’erba. Non molto sotto l’orizzonte c’erano i laghetti rotondi che non aveva mai visto.
Era un giovane di ventinove anni dai capelli scuri, esile, con le guance rosate e una certa mollezza nei tratti che gli dava un’aria mite e gioviale. Si sentiva tranquillo mentre andava avanti, pensando solo che forse un bicchiere e un sacchetto di patatine al MasterMcGrath sarebbero stati una buona idea. Si chiese come fosse ora Maureen Caslin; quando avevano entrambi quindici anni non pensava che a lei.
A un incrocio prese a sinistra, una stradina poco più di un sentiero. Anche del silenzio che c’era intorno a lui si ricordava; era molto diverso dal genere di silenzio cui si era abituato nelle città e attorno alle città dell’entroterra per le quali, undici anni prima, aveva lasciato le colline. Quando ebbe percorso un altro chilometro e mezzo, quel silenzio fu turbato da qualcosa che sembrava non più di una vibrazione nell’aria, un rumore lieve che forse era il rombo di un aereo lontanissimo. Cinque minuti dopo, arrugginita e infangata, un parafango anteriore sostituito ma non ancora ridipinto, la vecchia Toyota rossa di Hartigan arrivò sferragliando tra i buchi e le tracce dei trattori. I due uomini si salutarono e poi la carretta si fermò.
 
[da Gli scapoli delle colline di William Trevor, trad. di Laura Pignatti, Guanda, 2001]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista e scrittore. Luigi Oliveto ha pubblicato i saggi: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Il paesaggio senese nelle pagine della letteratura (2002), Siena d'Autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004). Suoi scritti sono compresi nei volumi collettanei: Musica senza schemi per una società nuova (1977), La poesia italiana negli anni Settanta (1980), Discorsi per il Tricolore (1999). Arricchiti con propri contributi critici, ha curato i libri: InCanti di Siena (1988), Di Siena, del Palio e d’altre storie. Biografia e bibliografia degli scritti di Arrigo Pecchioli (1988), Dina Ferri. Quaderno del nulla (1999), la silloge poetica di Arrigo Pecchioli L’amata mia di pietra (2002), Di Siena la canzone. Canti della tradizione popolare senese (2004). Insieme a Carlo Fini, è curatore del libro di Arrigo...

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