I Signori dell’Appennino. Amori e battaglie della Toscana del Duecento nel nuovo romanzo di Bellandi

il 29/04/2010 - Redazione

Facendo leva col piede estrasse la lama e prima che il corpo dell’avversario si accasciasse a terra senza vita gli spiccò la testa dal collo. Sicché con gli occhi iniettati di sangue afferrò il capo mozzato per i capelli unti e schiacciati dalla cuffia e con un grido di vittoria alzò il trofeo al cielo. I soldati acclamarono Tano, e il giovane cavaliere si sentì nuovamente degno di essere uno di loro”. Tano degli Ubaldini non è l’eroe senza macchia di tante leggende. È un guerriero rude e violento, ha un rapporto controverso con le donne e con Dio, e sono molti i suoi lati oscuri: così come sono molti gli aspetti tenebrosi del medioevo descritto da Riccardo Bellandi nel romanzo storico I Signori dell’Appennino, in uscita a maggio per Mauro Pagliai Editore.

Il romanzo - “Quis Dominatur Appennini? Alma Domus Ubaldini”. Il grido di battaglia echeggia nella valle del Mugello devastato dalla guerra tra Firenze e la potente casata protetta dal Cardinale Ottaviano. Lo scontro tra Guelfi e Ghibellini infiamma la Toscana del ’200. Le armate fiorentine si apprestano all’assedio del castello di Montaccianico, “fortissimo di sito e di doppie mura” come scriveva Villani nelle sue celebri cronache, crocevia verso la definitiva conquista delle importanti direttrici di collegamento con il nord e presupposto indispensabile per la conquista del predominio nella regione. La difesa degli Ubaldini, signori incontrastati del territorio tra Firenze e Bologna, è tanto coraggiosa quanto strenua. Al centro delle vicende, che si svolgono in un arco temporale brevissimo (perlopiù tra il 1250 e il 1251) è proprio quel Tano, eroe in chiaroscuro, impegnato nella difesa dei possedimenti di famiglia nel Mugello: il suo sarà un viaggio tra intrighi di potere e tradimenti, un amore tormentato e molte perdite dolorose, in un mondo sconvolto dalla violenza della guerra. Riccardo Bellandi, al suo esordio in campo letterario, dipinge un affresco della società toscana del basso Medioevo con rigorosa fedeltà storica, grazie anche alle accurate ricostruzioni delle tecniche di guerra e degli armamenti che conferiscono profondità e rigore alla narrazione. Una storia di amori e battaglie dove nei molti personaggi, in gran parte realmente esistiti, sono rappresentati drammi, passioni e debolezze proprie di ogni epoca. (Leonardo Colapietro)

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