Il Cristo Benedicente. Al Santa Maria della Scala di Siena l’affresco ritrovato de Il Vecchietta

il 06/04/2010 - Redazione

Il suo volto è sofferente e l’espressione triste nei suoi occhi è rimasta nascosta nell’intonaco per oltre quattrocento anni. Ora, finalmente, il Cristo Benedicente di Lorenzo Il Vecchietta, uno degli artisti più rappresentativi del quattrocento senese, è tornato alla luce e potrà essere ammirato in occasione della mostra curata da Max Seidel “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento”, visitabile fino all’11 luglio (tutti i giorni, compresi i festivi, dalle 10.30 alle 19.30).

L’opera fa parte de “Gli Articoli del Credo”, ciclo di affreschi di straordinaria bellezza realizzati tra il 1446 e il 1449 che decorano la sagrestia vecchia dell’Ospedale del Santa Maria della Scala di Siena, riaperta al pubblico dopo molti anni. Il ciclo fu completamente intonacato prima del 1603, quando il Capitolo dell’Ospedale concesse per un breve periodo parte della Sagrestia Vecchia all’Arte dei Pittori. Negli anni trenta del secolo scorso gli affreschi furono parzialmente rivelati durante un intervento di restauro ma il Cristo Benedicente rimase nascosto insieme ad altre pitture poste nel sottarco d’ingresso alla Capella della Madonna. Solo di recente, grazie ad una tecnica di restauro innovativa basata sull’utilizzo del laser, i restauratori della Sovrintendenza ai Beni artistici di Siena hanno riscoperto il capolavoro de Il Vecchietta.

Oltre al Cristo Benedicente, sono esposte circa 300 opere, tra cui una ventina di polittici ricostruiti per l'occasione; uno straordinario percorso espositivo che porterà il visitatore a godere di itinerari particolari alla scoperta di una Siena che nei primi decenni del Quattrocento visse, parallelamente a Firenze, una straordinaria stagione artistica. La mostra “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento” avrà come sede principale il Complesso Museale di Santa Maria della Scala, ma è dislocata anche all’Opera della Metropolitana e alla Pinacoteca Nazionale.

Simona Trevisi

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