Haim Baharier uno dei grandi personaggi della cultura del nostro tempo

Francesco Rinaldi

29/08/2011

E’ stata una piacevole sorpresa apprendere che il 4 settembre, in occasione della XII° Giornata Europea della Cultura Ebraica, sarebbe venuto a Siena a tenere una lectio magistralis Haim Baharier, uno dei più eminenti personaggi contemporanei che io abbia avuto modo di conoscere.
Probabilmente il nome di Baharier non dirà niente alla maggior parte dei lettori, come non diceva niente a me quando, una decina di anni, fa lessi un reportage del Corriere della Sera su uno strano signore che, a Milano, aveva messo a punto un metodo di formazione di grandissima efficacia, fortemente indirizzato ai manager delle grandi imprese.

Allora mi occupavo di formazione ed ero convinto che la maggiore carenza formativa nelle grandi aziende si collocava proprio fra i più alti livelli dell’organizzazione in quanto, impegnati continuamente su mille fronti, finivano in genere per concentrare la loro attenzione sul fare, dimenticando di sostenere e rinnovare colui che fa, cioè loro stessi.

Approfondii le ricerche e venni a sapere che Baharier aveva perfezionato in ambito manageriale il metodo educativo messo a punto da Reuven Feurstein, un grandissimo psicopedagogo di origine rumena, conosciuto in tutto il mondo, che ancora oggi insegna Psicologia dell’Educazione presso l’Università Bar Ilan di Tel Aviv, e che si basava sul rivoluzionario concetto di “imparare ad imparare”.
In sintesi il metodo consiste nel rendere consapevole l'individuo del fatto che egli attua dei precisi processi mentali quando impara o risolve dei problemi e, diventando consapevole di questi processi (può "vedere" come pensa), può modificarli per meglio imparare e risolvere più agevolmente problemi di varia natura.

Alla prima occasione che ebbi di andare a Milano chiamai il Centro Binah, la società di formazione fondata da Baharier, per chiedere un appuntamento e con mia grande sorpresa mi rispose direttamente il professore. Fu molto gentile e, parlandomi con una spiccata inflessione francese, che rivelava la sua origine transalpina ( è nato a Parigi nel 1947, da genitori ebrei scampati all’olocausto di Auschwitz), mi fissò subito un appuntamento.

Qualche giorno dopo ero a Milano e, terminati i miei impegni di lavoro, andai in via San Senatore dove ha sede il Centro Binah, con dentro di me una forte dose di curiosità.
Fui sorpreso quando mi ritrovai in un appartamento molto semplice, al primo piano di un anonimo condominio. Ad accogliermi c’era un giovane, Alberto Ungari, ancora oggi suo stretto collaboratore e con il quale nacque subito un’istintiva amicizia, che m’introdusse dal Professore.

Il suo studio, pieno di oggetti che parlavano del mondo ebraico, era un piccolo angolo d’Israele in terra italiana e lui sembrava uscito da un’iconografia del Vecchio Testamento: folta barba bianca, lunghi capelli bianchi che incorniciavano un’evidente calvizie su cui troneggiava una Kippah, il caratteristico copricapo che indossano i maschi di religione ebraica.

Baharier ha compiuto studi scientifici in Francia e negli Stati Uniti (phd al Mit di Boston), è stato allievo di grandi filosofi come Emmanuel Lévinas, Léon Askenazi, del Maestro Israel di Gur, oltre che di Reuven Feuerstein, ed oggi si può considerare tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. Matematico, grande studioso della cabala, si è abilitato in Francia alla psicanalisi e interviene come visiting professor in diverse facoltà italiane ed estere (scienze della formazione, sociologia, arte) e in summit mondiali.

Gli interventi ed i percorsi di formazione da lui elaborati si fondano sull'approccio ermeneutico e spaziano in molti ambiti: coaching di gruppo e individuale, percorsi di leadership, di comunicazione, analisi ed elaborazione della conflittualità, della precarietà; accompagna anche i processi d'integrazione in azienda e tra aziende. 

Era quello che cercavo da tempo.
Parlammo a lungo, fra di noi si stabilì una grande intesa e definimmo un’ipotesi di percorso formativo per i dirigenti della mia azienda. Dopo un paio di ore di colloquio ci salutammo con grande cordialità e ripartii per Siena convinto di aver trovato una grande opportunità da offrire ai miei manager. Purtroppo i miei sforzi non sortirono un risultato positivo ma a livello personale ho continuato a tenere i contatti con il Professore, soprattutto attraverso i suoi libri, i suoi interventi pubblici e l’amicizia con Alberto Ungari.
Ora Baharier ritorna a Siena e la nostra città merita un incontro con questa importante figura di pensatore del nostro tempo, per cui mi auguro che tanti senesi vorranno cogliere questa occasione e partecipare, domenica 4 settembre alle ore 18, sotto il tartarugone in piazza del mercato, alla sua lezione sul tema “Il mondo che viene”.

Fra tanti piazzisti di idee senz’anima, trovare chi dona pensieri ricchi di forza interiore è “merce” rara.

Francesco Rinaldi

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