Come pagine bianche. Nella seconda giornata del Premio Pieve protagonisti i diari diventati libri

Pieve Santo Stefano il 18/09/2020 - Redazione
Nella seconda giornata del Premio Pieve, diari diventati libri, diari migranti a specchio con i diari degli emigranti italiani all’estero, l’inquietudine del pittore Ligabue nel teatro di Mario Perrotta. Sabato 19 settembre Guido Barbieri e Richard Ingersoll presentano il volume “Cromosoma 4” della straordinaria diarista aretina Paola Nepi, in concorso nel 2017 con la memoria Lo strappo, quest’anno diventata libro per Aska Edizioni. Un viaggio nell’inferno della SLA documentato con un sapiente utilizzo dei diversi generi del racconto e una raffinata abilità che trascina il lettore verso una forma di scrittura alta e nobile, dalla bella introduzione di Guido Barbieri.
 
Nicola Maranesi presenta - con Monica D’Onofrio e Silvia Salvatici- il volume “L’abisso non ci separa. Storie allo specchio di arrivi e partenze”, curato per l’editore Terre di mezzo (2020) e ispirato alla trasmissione Io vado via di Rai Radio3. In questa brillante antologia Maranesi compone un mosaico dal quale emergono le impressionanti analogie tra i racconti di emigrazione degli italiani all’estero e quelli degli immigrati nel nostro paese. Le tracce degli uni e degli altri sono custodite nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.
In questi giorni arriva nelle librerie “Come un arco teso. Autobiografia di una figlia del Risorgimento” (Terre di mezzo, 2020), premiata al Premio Pieve 2019, della diarista Eugenia Dal Bò, una donna che ha vissuto quasi un secolo di Storia e combattuto per i suoi diritti in un’Italia unitaria ma non ancora unificata nella cultura e nei costumi. Presentano il volume Guido Barbieri, Stefano Pivato e la curatrice Patrizia Gabrielli.
 
Nel pomeriggio la parola passa al teatro e a Mario Perrotta, regista e interprete della magnifica pièce teatrale “Un bès. Antonio Ligabue”, anticipata dall’incontro con la critica teatrale Laura Palmieri. Alla vita travagliata di Antonio Ligabue, Mario Perrotta ha dedicato un progetto in tre movimenti, culminato nel 2015 con uno spettacolo imponente e diffuso sui luoghi emblematici della vita del pittore: da Gualtieri a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, dalla Golena del fiume Po alle stanze dell’ex manicomio di Reggio Emilia. Anni di indagini, sopralluoghi, approfondimenti e contaminazioni hanno preparato il terreno a un’opera che interroga a fondo il rapporto tra il “diverso” e la comunità che lo accoglie o, come più spesso avviene, non accoglie. Genio incompreso in vita, dopo la morte l’artista è stato oggetto di studio da parte di scrittori, autori, interpreti, registi.
 
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