Compie ottant’anni il Simenon toscano. Franco Gigliotti: una vita in giallo

Pisa il 20/01/2020 - di Serena Bedini
La pipa in bocca, barba e capelli candidi, gli occhiali e lo sguardo di chi osserva gli altri scandagliandone l’animo, studiandone il comportamento che da sempre è significativo dell’interiorità di ciascuno. Ho incontrato Franco Gigliotti al Pisa Book Festival 2019: allo stand di Felici Editore c’era un’intera sezione a lui dedicata. Una parte del banco era completamente ricoperta dai suoi libri: sono rimasta colpita dal numero elevatissimo di volumi che è riuscito a pubblicare, tutti con la copertina gialla e l’immagine in nero, tutti ben scritti, avvincenti, contraddistinti da uno stile pulito, asciutto, onesto. Mi ha avvicinato salutandomi gentilmente, senza affettazione, privo nei modi dell’ostentazione che spesso manifestano gli autori: era dignitoso e cortese e io ho provato subito una grande simpatia per questo bravo autore che, passo dopo passo, ha dato vita a un personaggio particolare, umano, semplice e di spessore morale, il colonnello Lupi. Dapprima ho letto il suo ultimo romanzo in ordine di tempo, “Le vestali dell’energia” (Felici Editore, 2017), poi, appassionandomi, ho deciso di acquistarne altri. E ora, in questo 2020 appena cominciato, non potevo esimermi di rivolgere qualche domanda a Franco Gigliotti che quest’anno raggiunge un altro traguardo importantissimo: ottanta meravigliosi anni.
 
Franco, com’è cominciata la passione per la scrittura?
Nel 2005 arrivato al momento della pensione, sono ritornato dall'Emilia nella mia amata Toscana andando ad abitare a Castellina Marittima. Dopo alcuni mesi trascorsi a passeggiare nei bei boschi collinari, a fare incursioni sulle scogliere di Calafuria o visite nei bei borghi della provincia, mi sono domandato se fosse questa la mia vita da pensionato. No! Dopo una vita superattiva, avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse impegnato e così, appreso che il Comune di Castellina stava organizzando dei corsi di scrittura creativa e di teatro, decisi di iscrivermi a tutti e due. È stato durante questi corsi che il nostro insegnante, Alessandro Scarpellini, poeta e scrittore, ha acceso in me il desiderio della scrittura. E così è nata “La scarpa” più per gioco che per realtà. Domandai allo Scarpellini se poteva farmi l'editing, cosicché dopo avrei fatto delle fotocopie da regalare ai miei figli. Una volta fatto, mi disse che quel libro andava stampato e diffuso. Non credevo che fosse vero, invece lo portò al suo editore, Felici Editore, e il libro poco dopo fu pubblicato!
 
Perché ha scelto la figura di un colonnello in pensione come protagonista dei suoi romanzi?
Ho scelto il colonnello Lorenzo Lupi carabiniere in pensione, perché la letteratura dei gialli è colma di capitani, marescialli ecc. Poiché io ero andato in pensione, ho scelto il ruolo del pensionato anche per il mio personaggio. Ho pensato di farlo vivere a Castellina… così lo seguo meglio! Perché ritiene che il giallo riscuota così tanto successo oggi? Non c’è già fin troppa cronaca nera nei giornali? Giusta osservazione! È vero: siamo bombardati da fatti di cronaca nera, ogni giorno leggiamo crimini di tutti i tipi, però la maggior parte di questi fatti hanno un inizio e una fine immediata, perché fortunatamente il colpevole è di solito subito assicurato alla giustizia. Mentre chi legge il giallo, inizia una storia e, solo dopo averne letta la maggior parte delle pagine, scopre chi è il colpevole e, durante la lettura, cerca di essere lui il colonnello Lupi, ad esempio: “Vedrai che lo scopro prima io...!”, si dice. Ecco penso sia questo il motivo del successo!
 
Come si fa a scrivere un buon giallo?
Nei primi gialli che ho scritto, ho parlato di fatti accaduti, pur cambiando la zona e i nomi, però raccontavo di droga, di gioco d'azzardo, di escort, di stupri, poi ho iniziato ad inventarli, senza cioè nessun riferimento a fatti o persone reali. E così sono nati gli ultimi quattro romanzi, con storie nuove, da me ideate. Come scrivere un buon giallo, per me, è tuttora sempre un rebus. Esistono delle regole ben precise a cui bisognerebbe attenersi, ma a me non riesce seguire quelle logiche: ho un metodo mio che non sono capace di spiegare... è troppo incasinato!
 
Baudelaire ha detto “Madame Bovary c’est moi”, significando che persino il suo celebre personaggio femminile aveva tratti del carattere in comune con lui. Quanto c’è di lei nel Colonnello Lupi?
È vero! Quando, al corso di scrittura, l'insegnante ci disse che dovevamo tenere conto del nostro essere, della nostra vita, delle persone che avevamo avuto intorno, compresi di dover seguire quel suggerimento. Ne ho fatto tesoro, anzi, perciò il Colonnello Lupi ha molto di me, la moglie Elena ha molto di mia moglie Fedra e così i figli, alcuni amici, alcuni fatti descritti che ho vissuto nella realtà.
È bello ed entusiasmante quando rileggo i miei scritti, ritrovarmi in quelle pagine e ancora più bello è leggere le lettere dei miei lettori che sono affascinati dai miei personaggi! Ed è per questo che sto continuando a scrivere, per regalare loro storie che gli faranno trascorrere ore piacevoli, storie “elargite dalla mia fantasia!”
 
LIBRI PUBBLICATI CON IL COLONNELLO LUPI:
LA SCARPA anno 2007
SCALA REALE anno 2008
OMICIDIO A TEATRO anno 2009
IL TESORO DEI MONACI BADIENSI anno 2010
UN SORRISO DI MORTE anno 2011
TORMENTA DI NOTTE anno 2013
LUPI HA PERSO LA TESTA anno 2015
LE VESTALI DELL'ENERGIA anno 2017
LIBRO CON UNA STORIA PARZIALMENTE VERA:
DON ARTURO CURATO DI CAMPAGNA anno 2017
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Serena Bedini

È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.   Vai alla scheda autore >

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