Il maragià di Firenze approda al Premio Strega

Firenze il 05/03/2021 - Redazione
“Dove finisce Firenze, verso le Cascine, c’è un busto di un giovane maragià indiano, con iscrizioni in quattro lingue: italiano, inglese, hindi e punjabi. Ricorda la sua morte in riva all’Arno avvenuta nel 1870 e il suo funerale celebrato nel rito indù, con l’Arno che diventa il Gange. Da questo busto, e da questa morte, prende avvio un libro anomalo che è uno scoppiettio continuo di pensieri, ricordi, citazioni, divagazioni, ricerche, immagini, in bilico tra Firenze e l’India, che segnalo per il suo affrontare il tema del rapporto tra diverse civiltà spirituali, oggi così necessario”. Questa la dichiarazione di Giuseppe Conte che ha proposto al Premio Strega il libro di Paolo Ciampi “Il maragià di Firenze” (Arkadia Editore).
 
Il libro - Un romanzo in cui l’autore racconta la storia poco nota del principe indiano Rajaram Chuttraputti che, di ritorno dall’Inghilterra, morì giovanissimo a Firenze. Nella narrazione, tra poeti romantici, eccentrici studiosi ed esploratori dell’India, emergono un singolare viaggio e una riflessione sulla bellezza della vita nella sua fragilità. Il primo maragià che dall’India arriva in Europa è poco più di un adolescente, ancora prigioniero dei suoi sogni. La sua stessa vita svanirà come un miraggio. Il ragazzo, di ritorno dall’Inghilterra dove ha reso omaggio alla regina Vittoria, a Firenze inseguirà un altro sogno – la bellezza – ma qui morirà all’improvviso. La città, ancora per poco capitale del Regno d’Italia, saprà vincere diffidenze e pregiudizi accordando al principe un funerale indù. In un’incredibile notte l’Arno diventerà il Gange e là, nel luogo dove il corpo dello sfortunato giovane fu arso, oggi si trova la statua dell’Indiano.
 
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